La figura dell’imprenditore si è evoluta con il tempo, i cambiamenti del mercato e le esigenze degli investitori. Un tempo fare impresa significava avere un piano d’azione immediato che tenesse conto del futuro, in gergo del lungo termine.
L’attività imprenditoriale è come una partita a scacchi. È necessario anticipare ogni mossa dei concorrenti e avere ben chiaro un piano d’azione che si estenda oltre il triennio.
Adesso la velocità sembra essere il nuovo imperativo per l’imprenditore. La maggior parte di essi si concentra sul breve periodo perché più facile da controllare o, forse, perché semplicemente il lungo termine è passato di moda.
Attualmente la necessità di dimostrare nell’immediato il proprio valore sta facendo scomparire l’essenza dell’imprenditore. La pazienza e la costanza, capaci di costruire nel tempo un’azienda solida senza abbassare la guardia con i propri concorrenti, stanno diventando sempre più evanescenti.
Tuttavia, ci sono alcuni imprenditori nostalgici, ancora convinti che il “metodo classico” sia quello vincente. Smartweek ha selezionato i 10 CEO che hanno dimostrato la validità della vecchia scuola e hanno avuto successo nel lungo periodo.
10 – Jacques Aschenbroich, Valeo
La combinazione tra conoscenza approfondita del settore e formazione ingegneristica ha fruttato il suo posto da CEO nell’azienda Valeo, produttrice di componenti per il mercato automobilistico. Da marzo 2009 ha introdotto un nuovo piano strategico per garantire la crescita del gruppo in due direzioni: tecnologie per la riduzione delle emissioni di CO2 e mercati emergenti. Ha inoltre riorganizzato la Valeo in 4 business: Comfort & Driving Assistance Systems, Powertrain Systems, Thermal Systems, and Visibility Systems. Dal suo insediamento, il fatturato di Valeo è raddoppiato, superando i 14 milioni di euro.
9 – Benoît Potier, Air Liquide
Dal 2006 è CEO della multinazionale di gas francese, Air Liquide. Grazie alla sua lungimiranza, nel 2008 è stato eletto “Stratega dell’anno” dai lettori de “La Tribune“, una rivista economica francese. Il premio è stato accompagnato da un messaggio: “Una personalità che è riuscita, grazie alla sua strategia finanziaria e industriale, a incrementare le attività e la redditività del suo gruppo“. Durante la sua carica di CEO, il fatturato della multinazionale è cresciuto di oltre 5 miliardi.
8 – Elmar Degenhart, Continental
Nel 2009 diventa CEO della Continental, la multinazionale di pneumatici tedesca. Da allora ha avviato una politica di efficienza costi e una serie di acquisizioni strategiche, che hanno portato il secondo produttore europeo di pneumatici al fatturato odierno di oltre 35 miliardi di euro, contro i 25 miliardi del 2007.
7 – Bernard Arnault, LVMH
È il CEO della holding più lussuosa presente sul mercato, frutto della fusione tra il gruppo Louis Vuitton e Moët Hennessy. Ha votato la sua carriera allo sviluppo del gruppo, alla crescita della sua azienda. In undici anni ha aumentato le vendite del 500% anche grazie alle numerose acquisizioni strategiche nel settore moda, alimentare ed editoriale. Attualmente LVMH ha un fatturato di oltre 33 miliardi di euro.
6 – Jen-Hsun Huang, Nvidia
Manager di origini taiwanesi, è il cofondatore e CEO dell’azienda di processori grafici Nvidia. Il suo talento e le due lauree alla Oregon State University e a Standford, hanno guidato la sua azienda verso il successo. Infatti, da semplice produttrice di grafiche per PC, Nvidia ha contribuito allo sviluppo del più grande mercato dell’intrattenimento del mondo, i videogiochi. Dal 1993 a oggi Nvidia ha fatturato oltre cinque miliardi di dollari.
5 – Roberto Egydio Setubal, Itaù Unibanco
Inizia nel 1994 come CEO di Itaù, nel 2008 prende le redini della più grande banca brasiliana nata dalla fusione di Itaù e Unibanco. Con un fatturato di oltre 56 miliardi di dollari, Itaù Unibanco è la decima banca al mondo. Il segreto del suo CEO è fare domande, interrogare le persone finché il problema non si presenta chiaro.
4 – Herbert Hainer, Adidas
Classe 1954, Herbert Hainer viene nominato CEO nel 2001. Grazie a lui l’azienda tedesca ha conosciuto un fatturato a nove cifre. I suoi ottimi risultati sono frutto della scuola manageriale “tradizionale” che ha saputo sfruttare a proprio vantaggio le tecnologie e il contesto attuale. Tuttavia, gli investitori non sembrano conoscere la sua stessa pazienza e hanno portato Heiner alle dimissioni agli inizi di gennaio.
3 – Pablo Isla, Inditex
Dal 2005 è a capo dell’imponente gruppo spagnolo, leader nel settore della moda. Al suo interno ci sono marchi come Zara o Massimo Dutti. Sotto l'”era Isla“, il gruppo ha aumentato i suoi punti vendita da 2.692 a 7.013, è cresciuto nell’e-commerce e il fatturato ha superato i 20 miliardi.
2 – Martin Sorrell, WPP
Da semplice investitore a CEO, dal 1986 Sorrell è a capo dell’agenzia pubblicitaria inglese WPP. Il suo nome è fra i più importanti nel settore della comunicazione grazie alla sua pluriennale esperienza sul campo. Inoltre, nel 1996 ha pubblicato un articolo rivoluzionario su Harvard Business Review, nel quale spiega l’effetto dei media interattivi sulla costruzione del marchio aziendale. Un pensatore e uomo d’affari rivoluzionario, sempre concentrato sui risultati di lungo periodo.
1 – Lars Rebien Sørensen, Novo Nordisk
Sørensen è uno di quegli imprenditori vecchio stampo, che conosce la sua azienda da cima a fondo. La sua profonda conoscenza del settore farmaceutico e delle malattie metaboliche ha permesso alla Novo Nordisk di migliorare la vita dei malati di diabete grazie ai suoi studi sull’insulina e all’approccio al paziente immediatamente successivo alla diagnosi. La sua dirittura morale è emersa anche nella direzione dell’azienda, che ha mantenuto l’etica e il rispetto per il paziente. Una cosa straordinaria nel settore delle industrie farmaceutiche.