Poco più di cinquant’anni fa, il 28 agosto 1963, Martin Luther King pronunciava il suo celeberrimo discorso in occasione della marcia per il lavoro e la libertà presso il Lincoln Memorial di Washington, la suggestiva cornice in cui risuonarono tre indimenticabili parole: “I have a dream”. L’obbiettivo di Luther King era, sicuramente, quello di esprimere speranza, non solo nel genere umano, che in quel momento aveva compiuto un grande balzo in avanti, riconoscendo i diritti civili agli afroamericani, ma anche verso il periodo storico che stava vivendo ed in cui “i tempi stavano cambiando e solo il vento poteva portare una risposta”. Tuttavia, ad ogni obbiettivo corrisponde un confronto coi risultati e, se Luther King fosse qui oggi, potrebbe dire: “has my dream come true”?
I dati non mentono: il trend di affermazione degli afroamericani nei vari ambiti sociali d’interesse è crescente, ma la situazione attuale lascia ancora molto a desiderare. Si consideri, per esempio, l’area dell’educazione, in particolare quella di grado secondario. Secondo una ricerca statistica di “Statistic Brain”, infatti, la percentuale di neri che lasciano la scuola per fattori economici o familiari, attualmente, è pari al 9,6%, valore non lontano da quello della media nazionale Americana dell’8,1%. Risulta, tuttavia, maggiormente interessante osservare l’evoluzione di questa percentuale, che, a partire dagli anni ’70 con il 21,3%, decresce continuamente, compiendo un balzo notevole tra il 1980 ed il 1985 (dal 19,1% al 15,2%), fino a ridursi al 13,2% negli anni ’90, per poi convergere fino al valore attuale. Si ritiene, comunque, che quest’ultimo continui ad essere troppo elevato per affermare una reale equità di possibilità tra neri e bianchi, come emerge dal fatto che solo il 73,6% della popolazione afroamericana ha un diploma, contro l’83,1% del totale dei cittadini statunitensi.