2015, l’Anno del Petrolio: il Mondo tra Spreco e Crollo del Barile

Dal 2010 al 2014 abbiamo potuto constatare come il prezzo del petrolio sia rimasto stabile ad un valore di 110 dollari al barile. L’anno passato ha registrato invece, nei suoi ultimi 6/7 mesi, un cambiamento di trend che ha portato il suo costo ad un drastico calo. Le motivazioni di quello che sta accadendo sono molteplici:

– l’Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries), ovvero l’organizzazione dei Paesi esportatori del petrolio, che costituisce un vero e proprio cartello, sta perdendo solidità. Un cartello ha in teoria la funzione di garantire stabilità a tutti i Paesi che ne sono membri. Tale obiettivo viene adempiuto fissando i prezzi al di sopra di quelli di mercato, ma i suddetti spesso inducono molti Paesi appartenenti a “barare” , in modo da ottenere maggiori proventi rispetto agli altri. L’Arabia Saudita, che è considerata Paese leader dell’Opec, ha dovuto così tagliare la produzione in modo da evitare un considerevole calo del valore di mercato del petrolio. La manovra però, non ha scaturito gli effetti desiderati, perciò i Paesi del golfo persico hanno imbastito una controproducente guerra dei prezzi, che ha portato ad una depressione del valore della risorsa.

Negli Stati Uniti la produzione del petrolio ha subito una impennata straordinaria che, sommata alle difficili condizioni economiche causate alla crisi finanziaria iniziata nel 2007, ha provocato rispettivamente un eccesso di offerta e un deperimento della domanda. Anche in questo primo trimestre del 2015, tale tendenza non si è affatto modificata, ma la motivazione sembra essere differente, o perlomeno da aggiungere a quelle registrate precedentemente. Ad oggi viene prodotto più petrolio di quanto se ne possa immagazzinare. Il fenomeno, secondo un report pubblicato il 13 Marzo da ”International Energy Agency”, sta causando l’esaurimento  delle capacità mondiali di immagazzinamento, utilizzate oramai per il 70%.

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