Il cambiamento climatico minaccia l’incerto sistema alimentare Europeo, in cui i raccolti non riescono a tenere il passo con la crescente domanda. Questo il drammatico scenario che ci viene proposto dallo studio “Farmer adaptation in Europe” condotto presso l’Università di Stanford. In Europa, l’aumento medio della temperatura previsto per il 2040 sarà di 3,5° F (due gradi centigradi), e secondo l’analisi condotta dal prestigioso ateneo statunitense, condurrebbe a un calo della produzione di grano e orzo di almeno il 20%. Un dato preoccupante se vi si associa anche una riduzione stimata del raccolto di mais del 10%.
Le preoccupazioni investono anche la rivista scientifica Nature che pubblica i risultati di un’analisi del 2011 (1), secondo la quale “la resa media globale è aumentata del 56% tra il 1965 e il 1985 e del 20% dal 1985 al 2005, grazie a input crescenti di risorse non rinnovabili. Ma i progressi rallentano. Stando a uno studio del 2013 (2) , nelle principali regioni produttrici di cibo la resa è rimasta stabile, compresa nell’Asia orientale (riso) e nell’Europa del nord-ovest (frumento). In alcuni paesi, le rese sono calate.”
Dopo decenni di aumento dei rendimenti delle colture, i raccolti non sono quindi più in grado di aumentare la propria offerta produttiva alla velocità necessaria per soddisfare la crescente domanda. Un problema anche italiano se consideriamo l’andamento nel tempo della produzione agricola aggregata per ettari coltivabili. (dati Istat)
Elaborazione dati Istat del censimento “Superficie e Produzione” del 2011