Il Successo di Montalbano: Andrea Camilleri Si Racconta a Smartweek

“L’affidarsi alla memoria è la volontà dell’uomo di non scomparire”: è questa la citazione scelta dall’Associazione Letteraria Bocconi d’Inchiostro, che il giorno 21 ottobre in un’aula colma di Via Sarfatti 25, tra libri di economia, diritto e variegati corsi di laurea a stampo commerciale, con tagliente calore ha accolto lo scrittore, autore, attore e regista per eccellenza; colui che tra un secolo e l’altro ha inventato una nuova Sicilia, un nuovo linguaggio, una nuova forma di poesia. La Sicilia che tutti immaginano, fruiscono e sognano. L’uomo che ha dato suoni, profumi e volti alla città di Vigata – “sono vissuto a Vigata prima che Vigata nascesse” afferma – e un’identità ruspante, attuale ma conservatrice al commissario per antonomasia, quello che “tutti vorrebbero ospitare a pranzo”. Il ragazzino, oggi 90enne, che partì da Porto Empedocle per arrivare nelle case di tutti gli italiani, il Premio Fondazione Campiello per eccellenza: l’indescrivibile Andrea Camilleri.

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Pieno di gioia nell’avere davanti a sé una platea di ragazzi, Camilleri ha dato adito a vecchi ricordi forse mai raccontati. Ed è così che, con estrema dimestichezza, la conferenza ha assunto un tono confidenziale, attraversando momenti intimi, come il ricordo della sua editrice Elvira Sellerio (oggi alla guida della casa c’è il figlio Antonio Sellerio, presente accanto al Maestro). I temi affrontati sono stati innumerevoli e ricchi di valori morali. Ad affiancare il nostro ospite, la docente di criminologia Eleonora Montani, pronta ad esaminare gli episodi di Salvo Montalbano e le sue inchieste, con il Prorettore dell’Ateneo Marco Agliati e infine colui che si è fatto promotore di questa iniziativa: Gerardo Masuccio, presidente dell’Associazione. Si passa dalla crisi dell’editoria a quelle che Camilleri predilige: “le piccole case editrici che producono alta cultura destinata ad un pubblico di nicchia, rispetto ai grandi best seller di Mondadori e Rizzoli” e, tra una domanda e l’altra, scivolano via i minuti ricchi di storia che nessuno potrà mai dimenticare. Si discute sull’etica della poesia e del teatro, le divergenze tra la sua patria natia e quella che descrive, ed infine sulla complessità della lingua italiana. Abbiamo avuto l’onore di intervistarlo tra le sedie di un lungo tavolo colmo di fogli. “Io non so perché ce l’ho fatta, pensavo di essere un centometrista e invece mi sono ritrovato a correre una maratona”. Con un’umiltà quasi imbarazzante agli occhi di chi osserva, c’è un Maestro sacro della letteratura italiana. Quando lo salutiamo ci rivela che, come nelle favole, “Montalbano non muore mai”.