L’acquisto di Ansaldo Energia, col passaggio della partecipazione da Finmeccanica a Cassa Depositi e Prestiti (CDP), ha portato all’attenzione del pubblico e degli operatori temi quali “italianità della proprietà” e “settori strategici” per la nazione; il tema vero è: Finmeccanica è ben gestita o meno, indipendentemente da chi la possiede; il trasferimento della proprietà avviene secondo regole di mercato, o meno.
Finmeccanica è una conglomerata quotata in Borsa, con una capitalizzazione (dati al 4.10.2013) di 3.056.730.932 ed un prezzo per azione di 5,23 euro; massimo il 20.10.2010 con 10,01 euro (a fine 2010 il valore di Finmeccanica era quindi il doppio di quella di oggi), minimo il 9.12.2011 con 2,62 euro (minimo legato alle note vicende che toccarono i vertici di Finmeccanica ed alcune partecipate). MEF possiede il 30.2% della società mentre il 60.06% è nelle mani del mercato; Finmeccanica a sua volta possiede il 55% di Ansaldo Energia. La storia recente dice che Finmeccanica non è ben gestita ed i risultati economici ne danno ampia dimostrazione. Finmeccanica ha una storia industriale passata di successi (molti) ed insuccessi (alcuni); ha sviluppato importanti tecnologie in campi diversi: aeronautica, difesa, spazio, telecomunicazioni, mezzi di trasporto ferroviario; ha un patrimonio di competenze eccellenti; ha però una impellente necessità di capitali per metter mano a programmi industriali in settori promettenti, da un lato, e coprire buchi non indifferenti, in altri.
Un azionista attento dovrebbe esser pronto a mettere mano al portafoglio e sottoscrivere un aumento di capitale adeguato alle esigenze della società, migliorandone posizione finanziaria, struttura patrimoniale, rating.
Il punto è: l’azionista di maggioranza relativa, lo Stato tramite il MEF con 30.2%, non ha i soldi per dar corso all’aumento; che fare? In termini pratici: salvare il gruppo o salvare il controllo dello stato su Finmeccanica? Perché è evidente che procedere ad un aumento di capitale porterebbe ad una forte diluizione della partecipazione del MEF nel gruppo. Noi riteniamo che venga prima la gallina (Finmeccanica) dell’uovo (il controllo societario).
Affrontato il primo tema, passiamo al secondo tema: con quali regole deve avvenire il passaggio di proprietà di una società?
All’interno di un mercato comune, come quello europeo, l’unica guida certa dovrebbe essere “rispettare il mercato”; ed il mercato si rispetta assicurando condizioni di trattativa aperte ed uguali per tutti, rispetto dei diritti degli azionisti di minoranza e di maggioranza, chiare motivazioni e ragioni di una trattativa. Con l’acquisto dell’84.5%, che somma il 45% del fondo USA First Reserve ed il 39.5% di Finmeccanica (che sinora ne ha posseduto il 55%, e quindi continuerà a detenerne il 15.5%), l’intervento del Fondo Strategico Italiano (braccio finanziario, e non operativo, di CDP) non sembra rispettare i criteri appena descritti. Gli azionisti di Finmeccanica non ne ricavano alcun vantaggio diretto; in prospettiva, l’intervento di FSI è sin da ora dichiarato transitorio: nell’accordo sottoscritto si dichiara infatti che “a fronte della possibilità di aprire l’azionariato di Ansaldo Energia a operatori industriali si indica Doosan (gruppo coreano, n.d.r.) quale interlocutore prioritario con cui Finmeccanica ha intrattenuto approfonditi negoziati strategici e industriali”.
Con questa operazione che non rispetta il mercato, siamo proprio sicuri che si difenda, nel lungo termine, l’italianità? Come questo sarebbe possibile senza assicurare un disegno industriale con un partner industriale che conosca mercato, regole di ingaggio, tecnologia? Quella che si sta giocando in queste ore sembra essere nulla di più che una mera partita di giro: al fine di ridurre l’indebitamento di Finmeccanica e garantire la continuità di un management che andrebbe gentilmente invitato a cambiare indirizzo.
Photo credit: ScriS – www.scris.it / Foter / CC BY-ND