Ape: il Tramonto di un Mito Italiano

Quante Ape Piaggio avremo visto circolare nella nostra vita? Per le strade, le campagne, le città in costruzione e in trasformazione. Con a bordo i nostri nonni, i contadini, i timidi cittadini di un’Italia che rinasceva come una fenice dalle proprie ceneri.

Il tempo, la globalizzazione o, semplicemente, l’evoluzione della Piaggio in Italia hanno messo però dallo scorso ottobre la parola fine alla produzione della mitica treruote nello stabilimento italiano di Pontedera. Il presidente Colanino e soci ritengono infatti che la storia del veicolo a tre ruote più famoso del mondo sia arrivata ad un binario morto, almeno nel mercato europeo.

Era il 1948 quando l’Ape fece la sua timida comparsa nell’Italia della ricostruzione. Era l’anno della Costituzione della Repubblica e dell’elezione di Luigi Einaudi come presidente. Era l’anno in cui un Paese povero e in bianco e nero si stava faticosamente rimettendo in piedi dopo i disastri della guerra. Quando uscì sul mercato, il motocarro Piaggio costava 170mila lire (non poco, a dire il vero, visto che il reddito pro-capite annuo degli italiani era di 139.152 lire). Ma fu subito boom. Ape costruì la sua immagine anche grazie al cinema e alla mondanità dell’epoca e, per oltre cinquant’anni, è stata il simbolo di un Paese profondamente cambiato, ma sempre affezionato alle sue origini e della sua identità.

Poi la crisi, dal 1993, quando Piaggio decise di produrre il Porter in joint venture con la giapponese Daihatsu. Un cambio di rotta, quasi a voler significare che l’Ape a Pontedera non era più la regina incontrastata del settore. Nemmeno l’impronta giovane, negli anni 2000, con l’Ape Cross, che ha portato Piaggio ad una nuova strategia d’immagine del tre ruote, provando a strizzare l’occhio alle giovani generazioni un po’ freak e amanti dell’amarcord, è riuscita nell’intento di rilanciare il brand.

E in un solo decennio la produzione è calata fino a produrre poco più di 10.000 veicoli per l’intero fabbisogno europeo. Numeri che hanno portato la casa madre italiana a pensare di cessare la produzione dell’amato tre ruote in Italia, per concentrarla interamente in India, nel polo di produzione di Pune, che oggi immatricola circa 150.000 veicoli per il mercato asiatico. Il fine giustifica i mezzi: l’ascesa delle Nazioni asiatiche, che è un po’ la brutta copia del nostro cinematografico boom economico, è inarrestabile e anche l’Ape subisce il fascino dell’Oriente, il quale a sua volta ama molto tutto ciò che ricorda o scimmiotta il Made in Italy.

E così, in un mercato utilitaristico, privo di simboli che riecheggino il passato, forse scomparirà quel rumore così nostalgico dell’Ape che passava per strada. Carico di frutta, di materiali da costruzione, ma carico anche di speranze, di storia e di memoria. In nome di cosa? Di un futuro sempre meno italiano e patriottico, che di Ape Piaggio ricorderà solo quel rumore di vita e di sentimento.

Photo credit: Domenico / Kiuz / Foter.com / CC BY