Apple e quel Buyback da 14 Miliardi di Dollari

Dopo essere diventata la società probabilmente più famosa al mondo grazie al grado di innovazione dei prodotti offerti e al genio delle menti creative che la supportano, prima fra tutte quella del compianto Steve Jobs, Apple ha lentamente iniziato a sperimentare una crisi interna dovuta all’alimentarsi incessante della concorrenza sul fronte asiatico. Si susseguono da tempo notizie di report i cui obiettivi sono stati mancati, trimestre dopo trimestre, o le stime, riguardo le potenzialità di crescita dell’azienda di Cupertino, riviste al ribasso. A conti fatti una verità sostanziale emerge e costringe i suoi interlocutori di riferimento a rivedere le proprie aspettative: sono ormai trascorsi 4 anni dall’ultimo prodotto radicalmente innovativo lanciato sul mercato (iPad).

Se i nodi da sciogliere sulle prospettive future dell’impresa permangono, una caratteristica rimane per ora costante. Il tipo di business caratterizzante Apple e i suoi rivali è contraddistinto dalla commercializzazione di prodotti con un premium price elevato (prezzo più elevato di quelli di mercato, giustificato dalla clientela per il valore aggiunto apportato e la qualità del brand) in lotti molto numerosi in un gran numero di Paesi nel mondo. In questo modo è naturale la generazione di un ingente ammontare di liquidità, che nel caso di Apple si attesta nientemeno che sui 160 miliardi di dollari (cash pile). Questo consente a tali imprese di investire massicciamente in ricerca e sviluppo, per poter essere sempre innovative e apprezzate sul mercato, oppure compiere altre operazioni particolari. Una di queste è proprio il buyback effettuato da Apple le scorse settimane, per un valore complessivo di 14 miliardi di dollari.