Luigi Pirandello, nel suo romanzo “Uno, nessuno, centomila” scriveva: “Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circonflessi, ^ ^…”. Si tratta di un caso ante litteram di emoticon, ovvero di una riproduzione stilizzata di espressione facciale umana, che aggiunge una componente extra-verbale alla comunicazione scritta. La nascita dell’emoticon è in realtà molto controversa e discussa, secondo gli studi più recenti, risalirebbe al 19 settembre 1982 in un messaggio apparso su un computer della Carnegie Mellon University, scritto da Scott E. Fahlman. L’informatico statunitense scelse l’emoticon per sottolineare l’umorismo della sua frase, poiché spesso i suoi commenti venivano fraintesi, e davano inizio a interminabili discussioni.
Da allora l’emoticon viene utilizzata in tutto il mondo per sfumare, far capire al destinatario il tono usato e dare un tocco personale a un messaggio asettico, entrando a far parte del linguaggio 2.0 comune. Qualche giorno fa però, una notizia diventata nel giro di poche ore virale, ha gettato nello sconforto migliaia di uomini: secondo il celebre sito di incontri online Zoosk, le donne odiano le emoticon. Secondo una ricerca degli addetti al lavoro del famoso portale di dating, su 4000 iscritti, gli uomini che sul profilo esibiscono delle faccine, hanno il 6% in meno di contatti da parte di membri del gentil sesso. Si calcola inoltre che, nel momento in cui questi stessi utenti “emoticon addicted” decidono di prendere l’iniziativa e proporsi, il 12% delle donne non degna il pover’uomo nemmeno di una risposta. In sostanza, chi utilizza gli emoticon ha il 66% di possibilità in meno di ottenere un appuntamento. E gli uomini? A quanto pare ragionano al contrario, e il 60% di loro dichiara di amarli.
La notizia ha gettato nello sconforto anche i non iscritti a Zoosk, e sono in molti a chiedersi se sia reale questo allarme. Davvero gli uomini che utilizzano le emoticon in un approccio, sono destinati a fallire miseramente?
La parola alle donne. Per capire meglio questo fenomeno abbiamo intervistato una cinquantina di ragazze single tra i 20 e i 35 anni. Ne è uscito un dibattito davvero interessante, e abbiamo scoperto qualcosa in più riguardo agli approcci interpersonali nella favolosa epoca del 2.0.
Le donne non odiano le emoticon, ma come in tutte le cose non amano l’eccesso. Se la faccina stilizzata nasce come sfumatura di una conversazione, ed è assolutamente necessaria in molti casi per far intendere il tono ironico di una certa affermazione, l’abuso di emoticon o l’utilizzo a sproposito di esse, viene interpretato dal cervello femminile come infantile e teatrale, fasullo e poco spontaneo. Tutte le intervistate hanno affermato inoltre, di odiare l’emoticon come unica risposta. Questa dichiarazione la dice lunga su quanto siano diversi donne e uomini. Non ci vuole una laurea in psicologia per sapere quanto le donne amino parlare: secondo uno studio, una rappresentante del gentil sesso è in grado di produrre 20.000 parole al giorno, contro le 7.000 di un uomo. Le donne non odiano le emoticon, odiano l’uomo che durante una discussione o un approccio 2.0 evita di perdersi in ragionamenti e parole, utilizzando una faccina con l’occhiolino come unica risposta, che il più delle volte è più ambigua che chiarificatrice. Non è dunque la faccina stilizzata l’impedimento al rimorchio di successo, ma l’ambiguità dell’emoticon e la povertà di linguaggio.
Nella speranza che questo articolo abbia rassicurato gli emoticon addicted, ci siamo permessi di andare oltre e cercare di capire cosa turba davvero le donne in un approccio online. Per quanto la donna sia un essere tanto affascinante quanto complicato, vi stupirà sapere che le risposte sono state simili tra tutte le intervistate. Al primo posto, troviamo il temibile “congiuntivo sbagliato”: “se io avrei” ha lo stesso effetto di una doccia ghiacciata per tutte le intervistate. Al secondo posto troviamo le abbreviazioni: il “ke, ki, cmq” risulta essere talmente anni ’90, da costringere l’80% delle intervistate a declinare qualsiasi invito dinnanzi a tale scempio grammaticale. E al terzo posto troviamo l’incubo di qualsiasi donna: il “visualizzato senza risposta“. La non risposta getta nello sconforto totale qualsiasi femmina, che non ha più la possibilità di mentire a se stessa con un “Forse non ha letto il messaggio!”. Molte intervistate hanno inoltre dichiarato di odiare l’insistenza, la maleducazione, la banalità, ma soprattutto la risata “hihihihi”, considerata dalla maggior parte delle donne, poco virile e troppo simile al verso equino.
Cosa possiamo scoprire da questa indagine? Per le donne niente è più importante delle parole, non sono le emoticon a compromettere l’inizio di un grande amore, ma è la grammatica che va a passeggio, un linguaggio povero, e un approccio troppo teatrale per risultare reale. Basta poco. Bastano le parole.
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