Il progetto Arduino nasce, guarda caso, dalle ceneri di Olivetti, una società da cui, negli USA, è scaturita Apple ed il cui fondatore, Adriano Olivetti appunto, guarda caso, è comunemente considerato l’inventore del PC, nella forma in cui lo conosciamo oggi. Se, come molti, avete fatto uso di programmi OpenSource sul vostro computer (come, ad esempio, LibreOffice ed affini), sarete familiari con il concetto di “customizzazione”, ossia personalizzazione.
Ebbene, Arduino è molto più di tutto questo. In pratica, esso riesce a trasferire il concetto di “OpenSource” in “OpenHardware”: sebbene nasca da un’idea meramente didattica, promette molto di più.
Per capire di cosa stiamo parlando, è d’obbligo un esempio concreto:
Anzi, due:
Perché Arduino può legittimamente essere definita un’idea “smart”? Semplice: è il più facile ed economico modo di collegare il mondo software a quello hardware. Inoltre, tutto questo è reso accessibile a tutti, rendendo così infinite le possibili applicazioni. Ciò che è notevole, poi, è il fatto che una pensata così geniale sia nata in un luogo che non fosse la solita Silicon Valley e da un gruppo di persone che non fossero i soliti geni di Harvard.
Un altro elemento interessante e da notare è come molte delle idee più rivoluzionarie siano nate in Italia. Tra queste, risaltano l’algoritmo di Google, inventato a Padova, il primo Personal Computer, partorito appunto da Olivetti, nonché la prima macchina da scrivere, i cui natali sono ad Ivrea. E ultimo in ordine cronologico, ma non per importanza, proprio Arduino. Insomma, quasi a voler dire che la passione, quando è viscerale ed accompagnata da una buona dose di talento, può oltrepassare le barriere, che tutti conosciamo, presenti nel Belpaese.
In conclusione, Arduino ci insegna che nel nostro Paese i talenti non mancano e, sebbene trovare persone che credano ed investano in un’idea sia sempre un’impresa ardua, non bisogna mai rinunciare a fare almeno un tentativo. Nulla vieta di diventare i nuovi Adriano Olivetti.