Arriva l’iPhone 6, ma è positivo per l’Economia Americana?

È uscito il nuovo iPhone 6. Come è accaduto in passato per le precedenti versioni è facile prevedere per questa, ennesima, evoluzione dello smartphone leader del settore, di assistere alle ormai familiari code chilometriche dei clienti affezionati. Ma l’iPhone è positivo per l’economia americana? La maggior parte del pubblico è di quest’opinione, ma in realtà il prodotto di punta della Apple nasconde un lato oscuro, in quanto è la rappresentazione fisica delle nuove logiche che regolano l’economia globale.

Prodotto americano? No, cinese? Nemmeno.

In un recente video edito dal New York Times, il quotidiano statunitense mette in luce le dinamiche di produzione dell’iPhone, sia del design che  manifatturiera, andando a scardinare parecchi luoghi comuni consolidati. L’iPhone infatti, a differenza della vulgata comune, non viene prodotto interamente in Cina, la sue componenti, più di cento, si dividono infatti tra Germania, Texas, Corea del Sud, Taiwan, Giappone, Singapore e Cina.

Se la delocalizzazione dell’assemblaggio dei componenti a minor valore aggiunto che richiedevano maggior manodopera sono state de localizzate verso l’Asia già dagli anni 60, con il passare degli anni anche le altre fasi di produzione sono state de localizzate, a partire degli anni 80 la produzione di microchip venne spostata e negli anni 2000 anche molte parti del design superarono i confini statunitensi.