Comprendere l’Arte Contemporanea: Quando lo Sforzo Vale la Pena

Ancor più difficile del definire è il far amare l’arte contemporanea, o quantomeno anche solo darle una possibilità. Forse questo atteggiamento di repulsione sta proprio nelle poche “garanzie” che la Contemporanea può offrire. Ancora oggi l’uomo si sente molto più appagato da un’arte eccellente e mimetica dove può riconoscere ciò che vede, dove non deve cercare un perché in quello che osserva. Più che mai in questo preciso momento storico, epoca in cui siamo circondati da un clima di insicurezze economiche, sociali e politiche.

Da qui la domanda: perché amare o tentare di amare la Contemporanea? Si può e si deve rispondere affidandosi solo al proprio pensiero, ai propri canoni e alle proprie sensazioni.

L’arte del passato non va mai scordata e sempre studiata, anche sotto forma di confronto con il background attuale. Rispetto a tutti i manufatti artistici ben eseguiti, la Contemporanea suscita però delle emozioni forti, belle o brutte che siano. Non è più un ritratto statico, perfetto e dal sorriso infingardo della Signora Lisa Gherardini. Ora si trasforma in qualcosa da cercare, da scoprire. Non più visitare mostre per sentirsi appagati dal bello. Siamo obbligati a spingerci oltre, a capire dove sta il Cavaliere Azzurro (che non esiste?) in quell’ordinato ammasso di segni di Kandinskij.

Il coinvolgimento dello spettatore all’interno dell’opera d’arte è, probabilmente, una caratteristica indispensabile per poter apprezzare ciò che si osserva. L’arte del passato, per quanto possa tranquillizzarci, crea in noi un coinvolgimento statico, dove solo bello e perfezione sono soddisfatti. La Contemporanea, invece, implica, sotto ogni profilo, molto più delle esperienze precedenti.

Per natura siamo portati a cercare un perché alle cose e darne una risposta. Qui no, tutto muta. Bisogna farsi trascinare all’interno dell’opera e non deve esserci per forza una forma riconducibile a un qualcosa di vero. Lo scatenarsi di emozioni che ne deriva, l’ambiguità tra oggetto – soggetto – titolo, la potente percezione di spazio e tempo che si manifestano davanti ai nostri occhi, probabilmente anche lo sforzo richiesto per andare oltre, per non perdersi nelle griglie geometriche di Klee, per uscire vivi dalla sovrapposizione di gocce di colore alla Pollock, per annientare il pathos generato dalla ripetizione seriale di una sedia elettrica di Warhol. Ecco, questo è uno sforzo molto grosso, ma che è opportuno fare. Riflettere, non avere risposte sicure, sentirsi pervasi da un senso di inadeguatezza, hanno fatto sì che la Contemporanea fosse giudicata arte di basso rango, o qualcosa che “posso fare anche io”. Ma, allora, perché non lo hai fatto?

Un’altra motivazione per apprezzare quest’arte sta nel fatto che la Contemporanea coinvolge lo spettatore a 360 gradi. Entra in vero contatto con l’opera; alle volte diventa esso stesso opera d’arte. Basti pensare a Piero Manzoni, che con la sua Base Magica rende opera d’arte chiunque vi sale per il tempo stesso che vi rimane. Oppure la Performance del 1977 della Abramovic con Ulay, che obbligava lo spettatore che visitava la mostra a sfiorarli, tanto da basare tutto l’accadimento sull’idea di contatto. Il toccare, il poter comunicare direttamente con l’opera è quanto di più coinvolgente ci possa essere per chi vuole entrare in comunicazione con il “manufatto” artistico.

Da ultimo (anche se di motivi ne esisterebbero altri mille) bisogna rendersi conto che l’arte contemporanea è ciò che noi siamo. Non bisogna intraprendere una caccia alle streghe e nemmeno imputare una pena alla Contemporanea, come fosse il povero eliocentrico Galileo. Come la storia ci insegna, commetteremo un grande errore. Oggi più che mai, visto che ci definiamo uomini aperti e maturi, per cui consapevoli che la realtà che ci circonda è cambiata. L’arte contemporanea, così effimera, così inconsistente, non tangibile e impattante altro non è che lo specchio della realtà a noi coeva, la nostra quotidianità; e questa idea fatichiamo a digerirla. Anziché adottare un atteggiamento aggressivo nei suoi confronti, forse, sarebbe più costruttivo assecondarla e capirla.

Risulta evidente la difficoltà nell’apprezzare la visione di bambini – manichini appesi impiccati ad un albero. Ed è ovvio domandarsi come si possa considerare arte la Running Fance di Christo, una volta che viene smontata. Ma l’arte non dovrebbe essere giudicata tale poiché facile, graziosa e concreta. L’arte deve essere una riflessione, uno spunto, un indizio che può facilitare una visione più globale di una realtà che troppo spesso giudichiamo come fossimo ciechi.

I gusti non vanno discussi, tant’è che non va mai impiegato il concetto di “bello” quando si parla di Contemporanea. Una domanda però sorge lecita: si seguono le ultime tendenze nella moda, si cerca di arredare le nostre case adoperando oggetti dal design avanguardistico, si adottano nuove fonti di energia perché fa trend essere eco-compatibili. Perché allora non si prova ad apprezzare anche l’arte contemporanea?

Photo credit: BIP | Liège / Foter.com / CC BY-NC-ND