Lo specifichiamo subito, è ancora presto per cantare vittoria. L’incertezza negli indicatori macroeconomici per quanto riguarda l’Europa e il resto del mondo resta ampia e i saldi di finanza pubblica delle più grandi economie del mondo restano sotto costante osservazione, oltre a necessitare, in molti casi, di ulteriori misure di rafforzamento. Nelle ultime settimane però è possibile notare la convergenza di alcuni fenomeni, rilevanti nelle implicazioni, tali da far presagire un sentiero di ripresa finalmente consolidato, in grado di determinare la graduale uscita da questa lunga e logorante crisi che attanaglia e impoverisce paesi e persone.
Nata ormai nel 2008 negli Stati Uniti dalla bolla dei mutui subprime essa è poi sfociata un po’ in tutto il mondo grazie ai meccanismi insiti nel fenomeno della globalizzazione. E se in America e altrove ha rappresentato come conseguenza costosissime manovre di bilancio da parte dei governi per farne fronte, in Europa e soprattutto per quanto riguarda i suoi Paesi strutturalmente più deboli ha comportato una crisi dei debiti sovrani, costringendo gli esecutivi a manovre correttive da noi usualmente definite “lacrime e sangue”. Eppure forse, è giusto parlarne al passato, come stiamo facendo ora.
Difficile stabilire che ne sarà di un sistema economico nel futuro anche per gli stessi economisti. Ma partendo da alcuni dati salienti abbiamo forse ragione ad essere fiduciosi: la scorsa settimana la Grecia (il Paese forse più duramente colpito dalla crisi in Europa) ha emesso una discussa obbligazione quinquennale che ha suscitato gli appetiti degli investitori in tutto il mondo, causando rendimenti in discesa sotto al 5% e raccogliendo la cifra di 3 miliardi di euro. Un evento sensazionale per un Paese, solo un anno e mezzo prima, sull’orlo del default.