La società è il prodotto delle nostre azioni; non rispetta le medesime leggi naturali che regolano, ad esempio, le strutture atomiche. Siamo noi a creare la società, ogni giorno, con il nostro comportamento.
Questa forza propulsiva di cambiamento è spesso fraintesa nei grandi dibattiti accademici, i cui principali partecipanti hanno da tempo perso contatto con le forze che creano la vita sociale. La società è una nostra creazione, e non può rimanere definita da delle leggi strutturali.
“Non è architettura, è musica” dice Roberto Unger, il celebre filosofo e politico Brasiliano, in riferimento a quelle che lui definisce “false necessità”, la teoria che sostiene che le organizzazioni sociali possono essere definite in un modo nuovo, invece che essere limitate da alcuna presunta legge naturale.
“Qual è il problema centrale nel pensiero sociale contemporaneo? il problema centrale è la rottura di quel legame vitale tra la visione reale e l’immaginazione del possibile” afferma Unger.
La prospettiva umanistica di Unger ripone la propria fede nei piccoli cambiamenti per il raggiungimento di una profonda trasformazione sociale. Spiega: “Il cambiamento non richiede né santità né genialità. Ciò che richiede è la convinzione del valore incomparabile della vita. Niente ci dovrebbe importare di più della possibilità di cogliere la nostra vita mentre ce l’abbiamo, e risvegliarci dal torpore della routine fatta di compromessi e prostrazioni, in modo da poter morire una volta sola. La speranza non è la condizione o la causa dell’azione. La speranza è la conseguenza dell’azione. E coloro che falliscono nella speranza dovrebbero agire praticamente o concettualmente, così da poter sperare.”