Bioedilizia: un futuro “rosa” nonostante il coronavirus

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Coronavirus non fa sconti a nessuno, e colpisce tutti i settori merceologici, soprattutto dove l’Italia primeggia (turismo, moda, design, arredamento).  Dal crollo delle prenotazioni alberghiere ai rischi per l’export di vino, l’epidemia sta insidiando anche fabbriche e cantieri. Il commissario europeo Paolo Gentiloni prevede ricadute pesanti sul breve termine per l’effetto disastroso su regioni particolarmente produttive come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che da sole realizzano il 40% del PIL nazionale. Proprio in queste regioni, stavano crescendo settori che muovono l’economia circolare, come green energy, green mobility e green building. Quest’ultima, nei report di FederlegnoArredo (l’associazione confindustriale del settore, che periodicamente analizza il comparto per fotografarne lo stato di salute e gli sviluppi attesi nel campo della bioedilizia) dava segni di essere un mercato resiliente alla crisi edile, specializzato e rivolto verso l’eccellenza. Da questo studio, le costruzioni in legno rappresentano oltre il 7% delle nuove abitazioni costruite dal settore edile, di cui il 90% destinato al residenziale. Le imprese che operano nella realizzazione di edifici in legno sono spesso diversificate anche in altri segmenti del mercato in legno (grandi costruzioni, ponti, coperture in legno eccetera) testimoniano un trend in decisa controtendenza rispetto a un settore dell’edilizia ancora in sofferenza. E’ la conferma dell’interesse crescente di committenti privati e pubblici portando nel 2019 l’Italia al 4° posto tra i produttori europei di edifici a struttura di legno. Dal punto di vista della distribuzione territoriale, la maggior concentrazione di imprese (il 24%) è nel Trentino Alto-Adige, seguito dalla Lombardia (22%) e dal Veneto (15%). In relazione alla distribuzione territoriale delle abitazioni in bioedilizia troviamo in testa la Lombardia (con il 23% delle abitazioni), seguita da Veneto (19%), Trentino-Alto Adige (12%) ed Emilia-Romagna (11%), mostrando così come le tecniche costruttive in legno si stiano progressivamente diffondendo anche in territori tradizionalmente meno legati all’utilizzo del legno quale materiale a uso strutturale. Non compaiono in questa classifica regioni e città popolose e meno ricche, come se il “green building” fosse esclusiva di ceti sociali più benestanti. Ma non è così.  Il confronto con la produzione di edifici in legno con altri Paesi europei lo conferma e infatti il nostro paese è al quarto posto come capacità produttiva e volumi di mercato gestiti. L’Italia viene solo dopo Germania, Regno Unito e Svezia, segnando una costante crescita dimensionale. Da noi il settore della bioedilizia ha mantenuto nel corso degli ultimi anni lo stesso peso percentuale di mercato iniziato con l’impulso nel 2015 per effetto dell’ Expo 2015, che aveva inciso in modo rilevante sulla produzione di strutture in legno, grazie alla realizzazione di quasi la totalità dei padiglioni in legno.

Milano batte Roma…per ora

Nella Capitale nascono piccole iniziative come quella che la sindaca Raggi ha inaugurato recentemente: la nuova illuminazione all’interno del Parco delle Energie, nel Municipio V, che si inserisce nel quadro degli “interventi per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”.  Non è molto, ma è il segnale che una certa progettualità non è ancora defunta, anche se Roma è in ritardo rispetto alle altre capitali europee in tema di qualità del decoro urbano, di impiego di soluzioni ecosostenibili, di recupero architettonico e funzionale dei suoi quartieri storici, di soluzioni di efficientamento energetico. Mentre Milano entra nelle prime 5 città europee per realizzazioni di bioedilizia, Roma realizza opere in base alla buona volontà imprenditoriale dei singoli. Filippo Maria Recchi è uno degli imprenditori più attenti ai temi della bioedilizia e dell’eco-sostenibilità ambientale e, intervistato proprio su questi temi, ci ha rivelato: “Abbiamo in cantiere a Roma un progetto che ha interessato molto sia gli assessori sia i politici locali. D’altronde il numero delle certificazioni di bioedilizia cresce e controlla la filiera costruttiva, proprio perché se ne è compresa finalmente l’importanza. Roma deve ritrovare la sua progettualità, riaccendere un settore che può portare una nuova economia e nuove professionalità. In Italia la sostenibilità è diventato un valore che interessa sempre di più e viene ben compreso sia da ogni dimensione di impresa sia dai comuni cittadini. Serve un’attenta valutazione dei costi ma la sostenibilità è un punto di forza dell’edilizia così come dell’impresa in genere e godrà dei suoi frutti nel medio e lungo termine. Inoltre la green building sta creando nuove opportunità di lavoro perché anche in Italia la sostenibilità è diventata un valore che genera interesse e viene ben compreso da ogni dimensione di impresa oltre che dai comuni cittadini. Serve un’attenta valutazione dei costi ma la sostenibilità aziendale è un punto di forza dell’edilizia così come dell’impresa in genere, che godrà dei suoi frutti nel medio e lungo termine”. Le ristrutturazioni in chiave green e le iniziative in campo di efficientamento energetico (agevolate da un numero considerevole di agevolazioni finanziarie e fiscali) sono il primo passo verso la salvezza anche per Roma dove quartieri come Ostiense, Testaccio aspettano da tempo di veder realizzati quei progetti che rilancerebbero l’economia e il decoro per una migliore qualità della vita.

Combattere gli effetti del coronavirus

Che cosa rischia il settore green building che è in decisa controtendenza rispetto alla sofferente edilizia “tradizionale” a conferma che esiste l’interesse crescente di committenti privati e pubblici? Per questo l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) si è subito attivata direttamente nei confronti del Governo con la richiesta di interventi di emergenza, e verso i territori ha inviato un vademecum alle imprese associate, contenente prime indicazioni operative per far fronte all’emergenza per poter sostenere il settore più in crescita delle costruzioni edili che potrebbe soffrirne di più. Lo stato di crisi, con l’entrata in vigore dello smart working e la chiusura di alcuni uffici, potrebbe allungare i termini per la presentazione dei benefici previsti per le costruzioni in grado di ridurre al minimo i consumi energetici e rispettare i principi della sostenibilità. Questi edifici che sono competitivi in termini di costi di costruzione e sono sicuri dal punto di vista sismico, fanno riferimento ad un mercato in progressiva crescita abbracciando realizzazioni complesse dove anche la velocità realizzativa, la sostenibilità e i pochi spazi di ingombro di cantiere contribuiscono a rendere questa edilizia bioetica e innovativa, un settore da tutelare e continuare a fra crescere a dispetto del coronavirus.

Articolo a cura di Gerardo de Paoli

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