Cambio Fisso con l’Euro, i Perché della Decisione Svizzera

In questi giorni sui tavoli verdi dei mercati valutari sembra si stia consumando una partita di carambola piuttosto affascinante: il dollaro mostra ormai da tempo i muscoli dell’economia americana prospettando un  sempre più imminente rialzo dei tassi di interesse mentre  il franco svizzero  ha ormai raggiunto tassi negativi e si svincola dal cambio fisso con l’euro, disattendo la solenne promessa della sua banca centrale di difendere strenuamente il livello di 1,20. Tanto, troppo, insperato ossigeno per l’affannata economia europea a cui si prospetta ora un insperato aumento delle esportazioni.

I giornali di oggi bollano la decisione Svizzera come folle e controproducente ma pochi  hanno evidenziato una possibile chiave di lettura della logica che ha condotto i banchieri d’oltralpe a prendere questa decisione e il sottile messaggio che incorpora: l’economia europea non e’ più interessante, o meglio è più conveniente puntare su un’economia in crescita come quella americana piuttosto che continuare ad intaccare le riserve valutarie sperando in una ripresa europea che tarda sempre ad arrivare. Ecco dunque che alla rivalutazione della valuta elvetica contro euro si contrappone la svalutazione contro il dollaro con la conseguente maggiore competitività delle merci svizzere su questi mercati.

Ma l’utilizzo della politica monetaria in un sistema economico  è  come un colpo di biliardo: sappiamo come tenere la stecca, dove colpire e che effetto dare alla palla ma non sapremo mai, finchè  tutte le  palle saranno ferme, quali siano stati i risultati del colpo.

Quello che sicuramente sappiamo è che questo ” coup de théâtre” ha disatteso uno dei predicati della politica monetaria e cioè la sua prevedibilità; le aspettative in economia ricoprono un ruolo fondamentale per poter investire e cogliere di sorpresa gli operatori aumenta l’incertezza, mette a dura prova la fiducia ed impone un ridimensionamento delle prospettive; come saranno costretti a fare  tanti imprenditori italiani che si sono fatti attrarre dalle sirene rossocrociate e che dopo aver trasferito azienda e business si ritrovano ora con un investimento decurtato del 20 %.