C’era Una Volta Blackberry

Quando l’I-Phone venne lanciato sul mercato, il management di Research in Motion, di cui facevano parte al tempo le star dell’epoca Mr. Balsillie e Mr. Lazaridis, commentò affermando che, senza una tastiera fisica, il dispositivo targato Apple non si sarebbe mai diffuso tra la customer base di Blackberry, assidua utilizzatrice, sia in entrate che in uscita, di mail ad uso lavorativo. Il valore allora stimato di Blackberry si aggirava intorno agli 80 miliardi di dollari.

Oggi i tempi sono cambiati. Negli ultimi quattro anni Blackberry è passata dal detenere il 50% del mercato degli smartphones a difendere oggi, secondo IDC, una quota di appena il 4%. Nell’ultimo trimestre gli abbonati sono passati da 72 a 4 milioni ed è stata registrata una perdita inattesa di 84 milioni di dollari. Che fine ha fatto dunque il fascino di quella celebre tastiera mini-Qwerty che ha visto tra i suoi più fedeli utilizzatori capi di stato, direttori, manager, avvocati e analisti di tutti i Paesi e di tutti i livelli?

È quello che si starà probabilmente chiedendo la commissione speciale costituita settimana scorsa dall’amministrazione guidata dall’attuale CEO, l’ingegnere tedesco Thorsten Heins, con l’obiettivo di individuare una “strategic review”. Il prezzo del titolo quotato al Nasdaq è crollato da un massimo di 230$ per azione agli attuali quasi 10$ e non pochi analisti del settore credono che questi segnali indichino l’avvicinarsi di una vendita o una privatizzazione. Tra le porte a cui BB avrebbe bussato, pare rientrino Microsoft, Nokia, Samsung, HTC, Motorola (oggi di proprietà di Google), Amazon, Lenovo, Dell e IBM. Tra i potenziali target, sembra che sia stata interpellata anche la celebre società di private equity Silver Lake Partners (in passato proprietaria di Skype e oggi proprietaria di Dell), ma sembra che tutte abbiano storto il naso, stando a quanto riportato dal Financial Times.

Difficile spiegare i motivi di questa rapida decadenza. Certo è che, per anni, Blackberry si è accontentata di una forte e meritata credibilità, rinunciando però a scommettere e trainare la tecnologia di cui si proclamava pioniere. Negli ultimi mesi, quasi a riparare il danno, è stato lanciato il nuovo sistema operativo “BlackBerry 10”. Una bella notizia per i tanti fedelissimi, non fosse che ormai, nell’attesa, la maggior parte di questi abbia deciso di passare a fare un giro di prova dai cugini di Cupertino (Apple) e Seoul (Samsung). Dando un occhio alle vendite, già sotto di un milione rispetto alle previsioni, sembrerebbe difficile riportare al loro posto i vecchi seguaci.

A soffrire dell’esplosione di Samsung e Apple, oggi entrambe leader e contendenti del mercato, non è stata solo Blackberry. Nokia e Motorola sono state altre due vittime della velocità di adattamento e previsione che richiedono oggi il mondo della tecnologia e dell’innovazione.

Chissà se, contrariamente a quanto suggeriscono i falchi di Wall Street, la Blackberry riuscirà a risollevarsi con le proprie gambe. Altrimenti ci troveremmo di fronte all’ennesima storia da inserire in qualche impolverato libro di economia.

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