Ultimamente negli ambienti militari e nelle università si parla spesso di smart defence, ovvero di difesa intelligente. Ma cosa è esattamente?
Trattasi di una nuova strategia difensiva della NATO (North Atlantic Treaty Organization) per fare fronte alle minacce future e poter mantenere un elevato standard di difesa pronta ad ogni tipo di attacco e di situazione in cui l’Alleanza sia chiamata ad operare. Questo nuovo concetto strategico si è reso necessario a causa di molteplici congiunture politico-economiche, e non solo, che si sono presentate recentemente.
Vi chiederete quali siano queste congiunture? Elenchiamole brevemente: il contesto economico in primis, con tagli al bilancio della difesa da parte dei governi, dettati dalla crisi economica e dal confronto con l’opinione pubblica, molto attenta in questi mesi al tema della spesa statale. Le Peace Keeping Operations’Afghanistan, che alla luce della valutazione costi/benefici e durata, difficilmente potranno ripetersi. Inoltre e non di poco conto, è il defilarsi della posizione americana. Gli Stati Uniti, oggi maggiori finanziatori dell’Alleanza, sono proiettati verso altri teatri nel mondo: nel prossimo futuro infatti investiranno meno risorse rendendo così necessario un maggior coinvolgimento delle istituzioni europee verso il consolidamento di una politica comune di sicurezza e difesa.
Le 28 nazioni membri dell’Alleanza saranno pertanto impegnate a sviluppare e valorizzare i loro strumenti militari all’interno dei propri sistemi di difesa, coordinandoli nell’intento di massimizzare e razionalizzare le forze in vista degli impegni futuri. Questa riorganizzazione implicherà un risparmio economico e di energie, una valorizzazione delle eccellenze presenti in ogni nazione, una maggiore interdipendenza tra Stati e dunque uno snellimento dell’apparato sicurezza, oltre allo stesso tempo a una miglior efficienza dello strumento difensivo.
Photo credit: DOD photo by U.S. Air Force Master Sgt. Jerry Morrison /Foter.com / Public domain