Anche le multinazionali più famose al mondo possono subire brutti colpi: in questo caso è successo a Coca Cola.
La compagnia famosa dall’America all’Asia per la sua omonima bibita analcolica ha infatti chiuso il quarto trimestre del 2017 in rosso: si parla di una perdita netta di 2,75 miliardi di dollari. Pensare che nello stesso periodo del 2016 la società aveva concluso l’anno con utile di 550 milioni di dollari. Il motivo del calo? La nuova riforma del Fisco promossa da Trump. Sul bilancio conclusivo di Coca Cola pesa infatti l’onere di 3,6 miliardi di dollari che la multinazionale ha dovuto pagare di tasse.
Al netto della riforma, però, l’utile per azione risulta di 36 centesimi, al di sopra dei 38 centesimi previsti dagli analisti. Anche i ricavi, nonostante un calo del 20% rispetto all’anno precedente, hanno superato le aspettative: nell’ultimo trimestre del 2017 sono stati incassati ben 7,5 miliardi di dollari, cifra che batte i 7,4 miliardi attesi. Nonostante la chiusura dell’anno in rossa, Coca Cola riesce a superare le attese e il titolo in Borsa ne risente: lo scorso 16 febbraio il titolo in Borsa ha guadagnato +1,9%.
I conti in rosso quindi non sono conseguenza di un calo di notorietà del prodotto, quanto piuttosto della nuova riforma voluta dal presidente degli Stati Uniti. Anzi, la crescita registrata da Coca cola al netto dell’onere dovuto al Fisco è chiara, le aspettative degli analisti sono state ampiamente superate.
La crescita della multinazionale è opera di James Quincey, amministratore delegato dell’azienda da maggio 2017, che da diversi mesi sta cercando di accogliere la domanda non solo dei clienti tradizionali della società, ma anche dei più salutisti: ne è la dimostrazione non solo il rilancio della nuova Coca Cola Diet, ma anche l’acquisizione di Honest Tea, Fairlife e Suja Life, tre compagnie specializzate in produzione di te, succhi e bevande derivate dal latte.
Una cosa è certa: Coca Cola continuerà ad avere successo, che sia senza zuccheri o con. Questo è stato solo un periodo sfortunato.