L’abbiamo sempre fatto. Nel corso della storia, ogni volta che si è verificato un episodio sconvolgente e/o controverso abbiamo sempre cercato di darne una lettura diversa, ponendo una lente sugli aspetti meno chiari della vicenda e pensando a una manipolazione della realtà da parte di qualcuno.
È così che si sono fatti largo, nella cultura popolare, convinzioni ben precise, come il fatto che l’omicidio Kennedy non sia stato un semplice omicidio avvenuto per mano di uno squilibrato, che lo sbarco sulla luna datato 1969 sia in realtà avvenuto in uno studio cinematografico, che l’attentato alle Torri Gemelle di New York del 2001 sia stato in realtà un piano diabolico del servizi segreti americani e che Osama Bin Laden, mandante della stessa strage, non solo non sia mai stato ucciso, ma abbia anche lavorato per anni per gli Stati Uniti.
Insomma, una cultura radicata nella nostra società, quella della teoria complottista, che ha da sempre fornito diverse chiavi di lettura e creato spesso inutili polveroni attorno ai drammi più grandi dell’umanità.
E se da un lato c’è chi di questo ne ha fatto una fortuna, come Thierry Meyssan, giornalista francese che nel 2002 pubblicò il libro L’Effroyable Imposture, in cui racconta che gli attacchi dell’11 settembre 2001 furono in realtà organizzati da una fazione nazionale (che lui chiama il complesso militare industriale degli Stati Uniti) per imporre il proprio regime militare, dall’altro c’è chi questa realtà ha provato a raccontarla, come Barry Levinson, che nel 1997 diresse il film Sesso & Potere (Wag the Dog), una commedia nera incentrata sulla manipolazione dell’opinione pubblica attraverso il controllo dei mass media al servizio del potere.
In mezzo, migliaia di studiosi ed esperti che negli anni hanno cercato, dati alla mano, di superare queste suggestioni. È il caso di Paolo Attivissimo, giornalista e scrittore italiano, esperto di bufale informatiche.
Noi di Smartweek l’abbiamo contattato per farci spiegare il ciclo di vita di una teoria complottista.
Cos’è una teoria complottista?
“Una teoria complottistica (o più propriamente tesi di complotto) è una spiegazione alternativa di un evento che presuppone una cospirazione segreta e seleziona i fatti che si adattano a questa tesi (mentre un approccio razionale considera tutti i fatti e poi seleziona la tesi che meglio si adatta a questi fatti). Di solito una tesi di complotto conferma la visione del mondo di chi la propone”.
Come nasce?
“Può nascere per buona fede, per cattiva informazione, per paranoia, per calcolo economico o politico, per propaganda. C’è chi legge una notizia, magari incompleta o distorta, e la interpreta come prova della propria tesi di complotto; c’è chi ha disturbi mentali e li proietta nella realtà interpretando ogni evento come una conferma del grande complotto; c’è chi costruisce fortune economiche speculando sulle paure (Thierry Meyssan ha incassato un milione di euro con il suo libro di tesi di complotto sull’11 settembre; Alex Jones, negli Stati Uniti, fattura milioni con il suo sito Prisonplanet); e c’è chi dissemina notizie false per ottenere un vantaggio politico o strategico (le tesi ufologiche intorno al famosissimo incidente di Roswell, nel 1947, furono alimentate dai militari statunitensi per depistare giornalisti e opinione pubblica e non far sapere che si trattava della caduta di un segretissimo apparato aereo di monitoraggio delle esplosioni nucleari sovietiche)”.
Di cosa si nutre per cercare affermazione nella cultura di massa?
“Una tesi di complotto si nutre di emozioni: paura, invidia, paranoia, insicurezza, sensazionalismo, curiosità. Funziona se fa leva sulle emozioni per scavalcare la razionalità e il senso critico. Spesso le tesi di complotto sono un modo socialmente accettabile per esprimere concetti o idee inaccettabili: per esempio, si racconta che gli zingari rapiscono i bambini per esprimere tra le righe il razzismo e la paura del diverso”.
Come e quando si può intendere superata?
“Con pochissime eccezioni, non lo è mai: le tesi di complotto sono sempreverdi. Certo, la tesi che i potenti del mondo si fossero preparati di nascosto per la fine del mondo nel 2012 prevista dai Maya (e lungamente pubblicizzata in TV da Roberto Giacobbo) è ormai ovviamente obsoleta nei dettagli, ma è già stata riciclata cambiandone la data. Più che di superamento, parlerei di evoluzione e di adattamento ai tempi: per esempio, la pericolosissima tesi di complotto secondo la quale i vaccini causerebbero l’autismo ma le case farmaceutiche lo nascondono era nata riferendosi solo alla vaccinazione morbillo-parotite-rosolia e poi è stata estesa a tutte le vaccinazioni.
Per difendersi dal complottismo e concentrarsi sui problemi veri invece di perdere tempo con quelli ci sono, a mio avviso, tre regole fondamentali: 1. Chiedersi quanti partecipanti al complotto sarebbero necessari: più sono numerosi e meno è credibile la tesi; 2. Controllare cosa dicono gli esperti di settore: se nessuno la conferma con documenti tecnici, è probabilmente sbagliata; 3. Chiedersi quali sarebbero le conseguenze se la tesi fosse vera: se questa domanda porta a un’assurdità, la tesi non è credibile”.