Il nuovo statuto, in particolare, avrebbe squilibrato le posizioni tra gli azionisti a danno di quelli pubblici. La procura ha quantificato il danno nei 71 milioni di cedole incassate dalle banche in quegli anni e da imputare a Siniscalco in quanto ebbe "la responsabilità della scelta finale" sulla direttiva alla base dello statuto 2005, di recente cancellato dal governo Letta. Per i difensori del banchiere di Morgan Stanley, non ci fu danno perchè l'ex ministro non aveva competenza su quell'atto ma solo una responsabilità politica.
Montella, nella sua esposizione davanti al collegio della Corte dei Conti presieduto da Ivan de Musso, ha ripercorso le varie fasi della vicenda culminata nell'iniziativa dei commissari straordinari di Bakitalia nel Credito Sportivo, che due anni fa "scoprirono una distribuzione di utili spaventosa" alle banche, ha detto il pubblico ministero in udienza, e segnalarono alle amministrazioni pubbliche il problema. Un procedimento di autotutela ha portato ad annullare il vecchio statuto e ad approvarne uno nuovo. Il Tar del Lazio nel frattempo ha respinto il ricorso delle banche contro l'annullamento dello statuto del 2005. Senza quell'annullamento retroattivo, ha aggiunto Montella "oggi le banche avrebbero potuto avanzare pretese sui 700 milioni di riserve dell'istituto".