In Libia il tempo della diplomazia sta per scadere. Le cancelliere occidentali si stanno preparando ad un piano B dopo che il Parlamento di Tobruk ha rinviato a settimana prossima il voto sul governo di unità nazionale. Sono ancora tante le divisioni interne al Paese nordafricano ma l’Europa e l’America non sono più disposte ad aspettare. Se la trattativa condotta dall’inviato dell’Onu Martin Kobler dovesse fallire, a parlare saranno le armi. L’avanzata dello Stato Islamico va fermata. Subito.
- L’avanzata di Isis in Libia
I bombardamenti
Gli Stati Uniti hanno già cominciato: il 19 febbraio due F15 Usa hanno distrutto un campo d’addestramento dell’Isis a Sabratha. Il bersaglio era stato “illuminato” dagli uomini delle forze speciali presenti da tempo sul campo. Il 20 febbraio quattro Rafale francesi hanno bombardato un deposito di armi dell’Isis a Sirte.
L’Italia ha dato il suo ok agli alleati per l’uso della base di Sigonella da cui partiranno i droni armati Usa per operazioni di difesa in Libia. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha assicurato che l’Italia “farà la sua parte come tutti gli altri” e il sì ai voli “arriverà solo caso per caso”.
“La priorità – ha continuato il premier – è la risposta diplomatica, ma se abbiamo prove evidenti che si stanno preparando attentati, l’Italia farà la sua parte. Se ci sono iniziative contro terroristi e potenziali attentatori dell’Isis noi siamo in piena sintonia con i nostri alleati internazionali”.
Il piano B
Il piano B è stato studiato da tempo e viene riportato oggi sia da Repubblica che dal Messaggero. E’ considerato un’ultima spiaggia qualora le resistenze di Tobruk dovessero continuare. In pratica i governi occidentali non considerano più la Libia “un’entità immobile e unitaria come era sotto Gheddafi”.
Il Paese nordafricano Potrebbe spezzarsi in tre, e ognuno di questi spezzoni potrebbe finire sotto la protezione di un tutor europeo. L’Italia in Tripolitania, la Gran Bretagna in Cirenaica, la Francia nel Fezzan, dove non solo c’è passaggio di jihadisti verso Sud ma sono state anche trovate terre rare
L’Italia in questo caso avrebbe un ruolo di primo piano visto che sarà nella storica capitale che “verrebbero concentrati gli sforzi per debellare lo Stato Islamico”. In che modo è presto detto:
Mobilitando le altre milizie più combattive, come lo schieramento di Misurata. E schierando in Tripolitania un contingente occidentale che contribuisca a difendere le infrastrutture chiave per la sicurezza e la ripresa economica: porti, aeroporti, oleodotti, terminal petroliferi. Una missione rischiosa, che verrebbe affidata all’Italia: il piano elaborato da oltre un anno che prevede “fino a cinquemila soldati“. Se ne è parlato tante volte, ma adesso la macchina militare e diplomatica sta accelerando