Da mesi l’equilibrio del sistema politico internazionale è minato dall’evolversi della situazione politica, economica e sociale della Turchia. L’attentato di sabato scorso ad Ankara, in cui hanno perso la vita circa 100 persone e ne sono rimaste ferite altre 300, è solo l’ultimo atto di un dramma che il paese, ponte naturale tra Oriente e Occidente, vive da anni. Noi di Smartweek abbiamo deciso di fare un po’ di chiarezza, analizzando nel dettaglio i recenti sviluppi e chiedendo un commento a Daniel Pipes, fondatore del Middle East Forum, politologo americano ed esperto della situazione Medio Orientale per l’amministrazione George W. Bush (2001-2005).
Situazione Politica
Dalle elezioni politiche dello scorso giugno, di cui abbiamo già parlato qui, il paese non ha più un vero governo. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), guidato dal primo ministro Recep Erdogan ha conquistato solo il 40% dei voti, restando sì il primo partito nazionale, ma senza riuscire ad ottenere il numero di seggi necessari per ottenere la maggioranza. L’ipotesi di un governo di coalizione, in questi mesi è fallita per volere dello stesso Erdogan, che ha preferito riconvocare alle urne i cittadini il primo novembre. Il politico turco, che in passato ha portato la nazione a una crescita economica senza eguali e a una potenza militare al pari dei più grandi del mondo, ha indubbiamente pagato le accuse che gli sono state rivolte, recentemente, da critici a analisti circa alcune sue tendenze autoritarie.