Da Biancaneve a Cenerentola: Il Lato Oscuro delle Fiabe Disney

C’era una volta la favola e la certezza del lieto fine. La fiaba rappresentava per tutti la fuga dalla realtà, il diversivo, ma soprattutto la speranza del finale perfetto. Le ultime tendenze però, in campo di cinema, moda e arte, celebrano la favola eliminando l’happy ending. E questo trend, a quanto pare, piace.

La modernizzazione delle fiabe è stata, ed è ancora, padrone assoluto dei grandi schermi. Da Cappuccetto Rosso Sangue (Red riding hood), fantasy horror del 2011 in cui veniva stropicciata la favola che tutti conosciamo, a Biancaneve e il cacciatore (Snow White & the Huntsman) rivisitazione in chiave dark della favola dei fratelli Grimm. Meno buonismo, meno retorica, più azione, e soprattutto riflettori puntati sui cattivi. Attesissimo nel 2014 il nuovo film della Disney con protagonista Angelina Jolie, dedicato non all’ennesima principessa, ma a una delle cattive più affascinanti delle fiabe, Maleficent sarà incentrato esclusivamente su Malefica, la regina cattiva de La bella addormentata nel bosco.

Per quanto riguarda il piccolo schermo, impossibile non citare Once upon a time, serie tv statunitense di enorme successo, giunta alla sua terza serie. Nella storia i protagonisti delle fiabe vengono catapultati in un mondo senza happy ending. Vengono presentate sfaccettature nuove di tutti i personaggi, rendendoli finalmente umani: troviamo i classici “buoni” pieni di debolezze, dubbi, passioni e sbagli e scopriamo le motivazioni e le sofferenze che hanno reso i “cattivi” così cattivi.

Insomma, questa tendenza a snocciolare le fiabe con cui siamo cresciuti tirando fuori il lato oscuro, è diventato un vero e proprio business, non solo nel cinema e nella televisione, ma anche nell’arte. Dina Goldstein, giovane fotografa canadese, presenta nel suo ormai famoso progetto Fallen Princess, la vita delle eroine Disney dopo il “..e vissero felici e contenti”. Da icone di spensieratezza e felicità irreale a icone di moderna infelicità: Pocahontas che morirà sola con una ventina di gatti? Jasmine con un mitra in mano in pieno conflitto medio-orientale? Bella che non accetta l’invecchiamento e diventa dipendente dal botulino.

In un recente lavoro “In the dollhouse”, la Goldstein mostra la vita della bambola più amata dalle bambine di tutte il mondo: è bella, ha un bel fidanzato, casa, camper e bei vestiti. Barbie è il ritratto della felicità. Questo è quello che pensiamo noi. Ma a conferma del fatto che nulla è quello che sempre, l’artista mostra una Barbie frustrata, che beve a dismisura per dimenticare l’infelice matrimonio con un uomo gay. Dina Goldstein ha dato un’altra chiave di lettura a un lavoro già intrapreso dalla fotografa di origine sudafricana Mariel Clayton, che rappresenta una bambola bionda che ha poco a che fare con la spensieratezza “rosa” che viene proposta alle bambine da oltre 50 anni: politicamente scorretta, violenta, pervertita, serial killer e assolutamente scandalosa.

Una tendenza, quella dell’esaltazione del lato oscuro, che scopriamo anche per le strade di Stoccolma, dove dietro molti angoli della città troviamo il lavoro del misterioso street artist Herr Nilsson: Biancaneve che punta una revolver verso i passanti, e Cenerentola che si apposta con un coltello con aria minacciosa.

E se l’arte è lo specchio del mondo, il riflesso della società, viene da chiedersi per quale motivo riusciamo a rispecchiarci molto di più nel lato più oscuro e tormentato delle fiabe. La favola si è trasformata e da diversivo, fuga dalla realtà e speranza nel lieto fine, diviene sempre più somigliante alla nostra vita quotidiana. Abbiamo sostituito la sorpresa con il dramma, il buonismo e le virtù con le debolezze tipiche di noi umani. E forse è colpa nostra, della crisi dei valori e dall’ottimismo che scarseggia sempre di più. Sarà che non sappiamo più sognare o che siamo consapevoli di non essere all’altezza della perfezione disneyana con cui siamo cresciuti.

Photo credit: Phil South / Foter.com / CC BY