Ha stravolto il nostro modo di comunicare e, fattore da non sottovalutare, la nostra concezione economica della telefonia mobile. Stiamo parlando di Whatsapp, il colosso dei messaggi gratuiti, l’applicazione che ogni proprietario di uno smartphone ha scaricato ed usa quotidianamente. Ma l’invenzione di Jan Koum e Brian Acton, nata nella Silicon Valley, dopo 4 anni di continua espansione, per la prima volta si trova a fronteggiare dei competitors temibili e già consolidati.
Servono dei numeri per comprendere la situazione. Whatsapp, con 300 milioni di utenti unici mensili, rimane leader nel mercato occidentale, ma la sua posizione non è più quella di dominatrice incontrastata. Dalla Cina è arrivata WeChat, che ha raggiunto in soli 2 anni ben 400 milioni di utenti (il 75% dal proprio nel Paese d’origine), consentendo alla Tencent Holdings, società proprietaria, di sognare un’espansione addirittura in Occidente. Sempre dall’Estremo Oriente arriva Line, nata dalla Naver Corporation (NHN), società giapponese con base in Corea del Sud: in questo caso, gli iscritti sono 250 milioni, raggiunti, anche in questo caso, soltanto in 2 anni.
Ciò che ha favorito la rapidissima crescita dei due brand asiatici, oltre al favore del mercato orientale, è stata l’intuizione di fornire altri servizi ai clienti, oltre alla possibilità di scambiarsi messaggi: se WeChat ha puntato sullo scambio di foto e l’aggiornamento del proprio status, avvicinandosi alla struttura di un social network, Line ha invece potenziato l’offerta di videogame (che includono servizi a pagamento) ed adesivi virtuali (non più emoticons), consentendo inoltre di fare telefonate online, come, ad esempio, accadeva già con Skype. Ma, soprattutto, la differenza è quella economica: mentre Whatsapp, senza l’aiuto delle pubblicità, è stata costretta ad inserire un piano tariffario, differenziato a seconda degli utenti (0,99 dollari al download per iOS e 0,99 dollari all’anno, a partire dal secondo, per Android), i due competitors asiatici sono interamente gratuiti.
Lo scontro ha raggiunto ormai livelli globali. WeChat e Line stanno cercando di conquistare definitivamente tutto il Sol Levante, impresa che sembra essere a portata soprattutto della società giapponese (il Wall Street Journal ha stimato 103 milioni di dollari di guadagno da giugno a dicembre 2013), che ha già raggiunto un gran numero di utenze in Thailandia ed India (rispettivamente 18 e 5 milioni di iscritti nei due Paesi). Ma, da questa lotta, non si può certo escludere Whatsapp: anche il colosso statunitense sta cercando di raggiungere i Paesi in via di sviluppo, soprattutto in America Latina, anche se le potenzialità del mercato orientale sembrano rimanere maggiori. Inoltre, le due compagnie asiatiche non rinunciano all’espansione in Occidente: in Europa, ad esempio, la maggior parte delle energie sono concertate sulla Spagna, mercato ancora aperto e potenziale “cavallo di Troia” per immettersi definitivamente nel mercato del Vecchio Continente.
Pur non sapendo ancora chi la spunterà, in questa vera e propria battaglia per la conquista del mercato dei messaggi gratuiti su smartphone, si può già individuare un grande sconfitto in questo scontro: i tradizionali SMS (Short Messaging System). Le previsioni del centro di studi Ovum parlano di perdite per 54 miliardi di dollari per le società di telecomunicazioni entro il 2016. Ma è soprattutto la nostra esperienza quotidiana a testimoniarci che i vecchi messaggi di testo avranno, da ora in poi, vita breve.
Photo credit: Jan Persiel / Foter.com / CC BY-SA