Dall’Iran alla Cina, Ecco i Paesi che Bloccano l’Accesso ai Social

Nei regimi autoritari i social network vengono controllati assiduamente dal governo. Spesso sono oggetto di censure come accaduto recentemente in Turchia dove a farne le spese sono stati Twitter e Youtube. La “paura del Web” condiziona le politiche dei tiranni e dei despoti che fanno fatica a controllare queste piazze virtuali. Ultima censura in ordine di tempo è la messa al bando di Whatsapp in Iran. Nel paese medio orientale a dir la verità i social sono quasi tutti bloccati. Facebook e Twitter non “esistono” più dal 2009, ovvero dalle proteste organizzate dall’Onda Verde contro la rielezione dell’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad. I social venivano utilizzati dagli attivisti per comunicare e organizzarsi per preparare le manifestazioni argomentative. Da qui la decisione del governo di spegnere i due social. Ora per aggirare i rischi le autorità iraniane stanno costruendo una rete “intranet” nazionale per controllare maggiormente gli utenti online.

Dicevamo all’inizio della Turchia. Qui la situazione è tesa. La censura di Twitter da parte del primo ministro Erdogan ha visto diverse evoluzioni sotto gli occhi del mondo. Prima il blocco da parte del governo, poi il 2 aprile scorso la decisione della Corte costituzionale di ripristinare l’accesso al social network. Erdogan non si dà per vinto e accusa Twitter di “evasione fiscale”. Infine l’accordo tra le autorità e l’azienda americana per una censura selettiva, ovvero sono stati oscurati due account che diffondevano notizie “indigeribili” su Erdogan.

In Russia le cose non vanno meglio. Il recente pacchetto di misure antiterrorismo, approvato nemmeno una settimana fa dalla Duma russa, limiterebbe l’utilizzo di portali come Gmail, Skype e Facebook. Inoltre va ricordato il caso di Pavel Durov, fondatore di VKontakte, popolare social network controllato dai servizi segreti russi (Fsb), licenziato probabilmente perchè non ha voluto cedere alle loro pressioni. Durov, emigrato all’estero, ha attaccato duramente il Cremlino accusandolo di voler mettere il bavaglio sui social.

In Cina oltre la muraglia cinese esiste “The Great Firewall of China”, un potente scudo informatico posto a difesa degli affari interni. Si tratta di un guardiano del web che controlla le voci critiche degli utenti e impedisce l’accesso a siti indesiderati. Un esercito di 40 mila operatori vigila sul web, pronto a cancellare qualsiasi espressione ostica al governo centrale. Sotto stretta osservazione sono i blogger e il social network cinese Sina Weibo.