Spesso ci si trova a riempire il proprio zaino di tanti caricatori quanti sono i dispositivi elettronici che ci portiamo appresso, con le conseguenti frustrazioni legate al dover districare i cavi al momento del bisogno. Per fortuna, come fa presagire dal nome, “Dart” farà presto breccia nel cuore di molti tecnofili. L’adattatore ultraversatile, sviluppato con tecnologia MIT, consente infatti di ricaricare smartphone, tablet e portatili facendo uso di un solo dispositivo poco più grande di una barretta di cioccolato.
C’è di più: con la nota eccezione di Apple, tutti i caricatori sul mercato si presentano in un tetro color nero caucciù, un fattore che li fa percepire ancor più come una fastidiosa necessità di cui faremmo volentieri a meno. I creatori di Dart hanno invece pensato non solo di rendere il loro gadget colorato, ma addirittura di fare copie personalizzate e dipinte a mano per i coraggiosi che vorranno donare $200 o più nella campagna Kickstarter. Non c’è bisogno di dire poi che il crowdfunding sia stato più che una benedizione per gli ideatori del Dart: al termine del fundraising, la cifra obiettivo ($200.000) è stata più che doppiata, avvicinandosi vertiginosamente al mezzo milione di dollari raccolti con poco piú di 4000 entusiasti.
Oltre al successo commerciale in sé, sul quale ci sono ben pochi dubbi, vale la pena soffermarsi sulle caratteristiche tecniche che rendono il Dart molto più di un semplice caricabatterie, a partire dal brevetto sulla tecnologia VHF (very high frequency).
Nato nelle officine del Massachusetts Institute of Technology, questo nuovo standard permette di miniaturizzare e ridurre le componenti elettroniche, mantenendo dei rispettabili 65W di potenza, abbastanza per ricaricare la gran parte dei laptop in circolazione. Inoltre, la maggiore efficienza permette di tenere basso il surriscaldamento del dispositivo, evitando così di avere uno scaldabrioches attaccato al proprio portatile. Infine, non vanno sottovalutati i vantaggi in termini ambientali: utilizzando meno circuiti integrati e sostituendo le decine di caricatori con un unico gadget, il Dart contribuisce indirettamente ad abbassare l’impronta ecologica delle nostre apparecchiature elettroniche.
Se dovesse infatti raggiungere una penetrazione del mercato interessante, chissà che alcuni produttori non decidano di smettere di vendere i caricatori obsoleti a vantaggio di un unico device multidispositivo vendibile separatamente. Proposte simili sono state già fatte a livello comunitario da parte della Commissione Europea, che intende uniformare al più presto anche le prese USB, ma si sa, laddove la politica tentenna o temporeggia, esistono sempre dei mercati fertili per i più intraprendenti.
Insomma, il Dart promette di portarci nel tempo di uno scocco di freccia verso una nuova modalità di fruizione dei nostri beniamini elettronici, piú immediata e priva di stress. Considerando che FINsix (la startup dietro questa invenzione) ha meno di un anno e mezzo, c’è motivo di credere che non ci vorrà molto, a meno che non vi troviate al di fuori degli Stati Uniti: se infatti i nostri cugini americani potranno cominciare a mettere frecce al proprio arco già da questo Natale, nel resto del mondo bisognerà attendere fino al 2015.