“Disposizioni urgenti nel settore creditizio”
Quattro le banche italiane in crisi (Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca Marche e CariChieti) che sono state soccorse dal sistema bancario. Un intervento di oltre 3 miliardi che coinvolge tre dei principali protagonisti del settore – UniCredit, Ubi Banca e Intesa Sanpaolo – i quali hanno fornito la liquidità necessaria per avviare il salvataggio mediante un finanziamento a tassi di mercato e con scadenza massima di 18 mesi. L’operazione, si è tenuto a precisare, non graverà sulle casse dello Stato, non essendo prevista “alcuna forma di finanziamento o supporto pubblico alle banche in risoluzione al Fondo nazionale di risoluzione”.
Buone e Cattive… Banche
Il bilancio di ognuno dei quattro istituti di credito in difficoltà verrà scomposto in una parte “buona” ed una “cattiva”. La prima verrà gestita dalle quattro banche Nuove – il cui unico Presidente sarà l’ex Direttore Generale di Unicredit, Roberto Nicastro (in foto) – che, si legge nell’art.1 del decreto legge, avranno per oggetto “lo svolgimento dell’attività di ente-ponte” e che potranno sfruttare le risorse provenienti dal Fondo di Risoluzione. In buona sostanza, i quattro enti-ponte si troveranno a gestire i depositi, le obbligazioni ordinarie e i conti correnti. Dall’altra parte, una Bad Bank raccoglierà i crediti in sofferenza, che presumibilmente saranno venduti a professionisti del recupero crediti.
Il pericolo bail-in
Nei giorni scorsi abbiamo tanto sentito parlare di bail-in, ovvero della previsione – che si inserisce in un contesto di armonizzazione a livello europeo – secondo cui il salvataggio di banche in difficoltà deve avvenire con il supporto dei creditori delle banche stesse. Come conseguenza, a partire da gennaio 2016, a contribuire al risanamento della banca saranno anche – ad esempio – i depositi intestati a PMI o a persone fisiche il cui importo ecceda i 100.000 euro. Per il momento, a quanto pare, il rischio bail-in è stato evitato, considerando che a subire le perdite, nell’operazione salva-banche di cui parliamo, saranno gli obbligazionisti subordinati e gli azionisti e mancando il ricorso a “soldi pubblici o obbligazioni e depositi”, che dovrebbero essere invece coinvolti, appunto, a partire dal primo di gennaio.
Il decreto in numeri (fonte AdviseOnly)
– circa 1,7 miliardi a copertura delle banche originarie
– circa 1,8 miliardi per ricapitalizzare le banche buone
– circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo necessario a operare
E’ possibile consultare il testo del decreto “Salva banche”, decreto-legge 22 novembre 2015, n.183, qui.