Riconoscimento facciale. In inglese Face Recognition.
Inserendo questi due termini nella barra di ricerca di Google, i risultati ottenuti sono innumerevoli: dal web alle news, dai video alle app. Tutti vogliono sapere “chi siamo”.
Parliamo di una tecnica biometrica che analizza il volto umano per individuarne l’identità. Gli utilizzi di tale tecnologia sono ancora discutibili, soprattutto se si interpellano i paladini della privacy. Tuttavia l’applicazione pratica del riconoscimento facciale può avere risvolti positivi in materia di sicurezza e nel lungo periodo potrà forse sostituire le innumerevoli password e pin che siamo costretti a ricordare o, in alcuni casi, ad appuntare su fantastici post-it che tutto sono tranne che sicuri.
Ma la tecnologia (o il business) si spinge sempre oltre.
Ecco dunque che, vicino al riconoscimento facciale, troviamo il ben più raffinato “riconoscimento delle espressioni”. Entro la fine del 2015 è prevista l’introduzione, in circa 1.000 scuole americane e canadesi, di una nuova tecnologia per “leggere” gli studenti. Come? Analizzando le loro espressioni. Il software, sviluppato da Stonware, permetterà agli insegnanti di capire il livello di attenzione degli studenti.
Un altro passo avanti della tecnologia moderna? Forse. Innumerevoli aziende stanno sviluppando tecnologie per riconoscere le emozioni delle persone. Se l’offerta è così alta è solo perchè la domanda cresce inesorabilmente.
Nel 1872 Charles Darwin pubblicò “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”. L’argomento sembrava interessarci già 150 anni fa. Per Darwin l’obiettivo era avere un ulteriore elemento per sostenere la sua Teoria dell’evoluzione.
Oggi poter capire le emozioni che un prodotto suscita in un cliente (o potenzialmente tale) sarebbe di grandissimo supporto alle divisioni marketing di moltissime aziende.
Stonware, Emotient, Affectiva sono tra le più note aziende che si occupano di “analizzare emozioni”. Nell’era in cui stiamo affidando le nostre scelte, i nostri acquisti, le nostre foto, le nostre vacanze e i nostri ricordi al web, non c’è da stupirsi se un software riuscirà a capire i nostri stati d’animo.
Grandioso oppure estremamente triste, forse. Ma a questo punto lasciamolo “dire” al nostro pc.
Lo scrittore Mordecai Richer scrisse, rivolgendosi agli esseri umani: “ci vogliono 72 muscoli per fare il broncio ma solo 12 per sorridere. Provaci per una volta”.