Se dovessimo pensare all’ultima volta in cui siamo rimasti 24 ore senza aggiornare il nostro stato Facebook, rispondere ad una mail o semplicemente inviare sms agli amici, probabilmente la maggior parte di noi si troverebbe in seria difficoltà. Sopracciglia agrottate e faccia perplessa, perchè non è poi così semplice risalire al momento in cui ci siamo disconnessi dalla nostra realtà virtuale. Non vuole essere una critica e nemmeno un elogio, semplicemente la sottolineatura di un fatto. Volenti o nolenti, la tecnologia è entrata a far parte della nostra vita ed ora ci troviamo a dover considerare gli effetti di tale fenomeno.
Internet è una risorsa incredibilmete utile che rende le nostre vite molto più efficenti e ci permette di restare in contatto con amici in tutto il mondo. Tuttavia, pare che la gente abbia dimenticato che cosa significhi vivere senza. Proviamo per un momento ad essere onesti: tutti quanti, almeno una volta, ci siamo addormentati con lo smatphone sotto il cuscino aspettando l’ultima mail o il masseggio della buonanotte. E non possiamo nemmeno usare il bagno senza una veloce partita ad Angry Birds o una sbirciata alle notifiche di Facebook. Una recente statatistica pubblicata da Nielsen ed intitolata State of Media: The Social Media Report 2012 ci fa notare che il 32% dei giovani europei tra i 18 e i 24 anni usano il web mentre sono in bagno e, facendo una media, gli utenti trascorrono un terzo del loro tempo libero on-line. Una tendenza che potrebbe sembrare innocua, se non rischiasse di sfociare in assuefazione. Triste da ammettere, ma la dipendenza da internet (detta anche IAD Internet Addiction Disorder) sta per essere introdotta nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) come una delle forme di “dipendenza senza sostanze”.
Una possibile soluzione a tutto questo? Anche se solo temporanea, l’ha trovata Felix Levi, ventottenne californiano laureato in Psicologia, che, alla veneranda età di 24 anni, si è reso conto di essere toppo legato al PC. Dopo aver viaggiato due anni come un hippy della new age, tra fattorie, yoga e meditazione, ha deciso di organizzare le Digital Detox Holiday. Un modo – scrive nel suo sito internet http://thedigitaldetox.org – per disconnettersi con la tecnologia e riconnettersi con se stessi. Banditi smartphone, tablet o qualsiasi dispositivo digitale, così da offrire ai partecipanti giorni di serenità e pace. “Lo scopo – scrive Felix – non è quello di eliminare il digitale dalla nostra vita, ma educare ad un uso moderato e cosciente delle tecnologie. I partecipanti ritornano alla vita di tutti i giorni con una ritrovata energia, e riescono ad impostare un rapporto più sano e bilanciato tra la vita on e off line”.
La tendenza, diffusa inizialmente solo in California, ha fatto presto il giro del mondo e ormai sono tante le strutture turistihe che si stanno attrezzano per offrire una vacanza tech-free. A Dublino, per esempio, nel Westin Dublin Hotel gli ospiti devono depositare ogni dispositivo in una cassetta di sicurezza e in cambio ricevono un kit con giochi da tavolo, libri e corsi da seguire. Ma non serve volare tanto distante, anche in Italia il Poecylia Resort in Sardegna è accreditato come dimora “digital detox”. Esperienze di questo genere offrono la possibilità di fare un passo indietro nel ritmo naturale della nostra vita e riscoprire il piacere ‘del momento’ senza avere l’ansia di doverlo comunicare a centinaia di amici virtuali. E’ importante tenere a mente che sperimentare la vita attraverso uno schermo non può sostituire il piacere di viverla davvero.