“I Mangiatori di Patate” (in olandese: De Aardappeleters) è considerato il dipinto più importante del periodo olandese di Vincent Van Gogh. Il capolavoro del pittore, immagine della miseria e della precarietà nella vita rurale del XIX secolo, ritrae una realtà oramai lontana da quelle che sono le odierne condizioni economiche prevalenti nel Paese.
L’Olanda, con livelli di redditi ante imposte paragonabili per disuguaglianza a quelli americani, grazie ad un sistema fiscale dal deciso carattere redistributivo, è ritenuta uno dei “paradisi egualitari” del mondo. Tuttavia, una volta considerata la “ricchezza netta”, il paese natale di Van Gogh risulta anche essere uno dei più diseguali nel Vecchio Continente. Questo è il giudizio che emerge dal recente studio del Netherlands Scientific Council for Government Policy (WRR), una think thank indipendente del governo olandese con base a the Hague.
Secondo i ricercatori dell’istituto il 10 percento delle famiglie olandesi detiene il 61 percento della ricchezza netta del paese (vedi grafico).
Un dato ancora lontano dal 75 percento calcolato per gli US, ma che difficilmente denota una società egualitaria. Secondo l’Economist i presupposti per tale risultato erano già individuabili nelle fasce di reddito adoperate dal sistema di tassazione – attualmente una al 42 percento per i redditi annui che superano i €33,364, ed un’altra al 52 percento per quelli oltre i €56,532 – nell’assenza di ritenute sulle plusvalenze, e nella deducibilità degli interessi sui mutui, “un grande vantaggio per i redditi alti con grandi proprietà immobiliari.”
Nel frattempo, Diederik Samsom, leader del partito labourista, trascinato da convinzioni Pikettyane su un modello economico che rende “facile arricchirsi con il capitale, ma non con il lavoro”, è già insorto annunciando i propri piani circa l’introduzione di una tassa patrimoniale. Un progetto stroncato in partenza dal fronte liberale del parlamento olandese che lo considera una vera e propria “punizione per buona condotta”.
Del resto, la contesa su queste tematiche è antica, affondando le proprie radici nella lotta secolare tra le due anime politiche nazionali: da una parte un paese liberale, inventore del capitalismo moderno, dall’altra una democrazia sociale di stampo egualitario. Stando all’Economist “la battaglia è improbabile che finisca presto”. Chissà se ci sarà un altro maestro a ritrarre le gesta di ambo le parti.