L’emergenza dei cosiddetti “genitori elicottero” – sulla base del rigoroso modello genitoriale, oramai sempre più popolare, descritto da Amy Chua nel suo ultimo libro “Il Ruggito della Mamma Tigre” – potrebbe in fondo rivelarsi più una realtà economica che un fenomeno culturale di una società fondamentalmente competitiva.
Stando ai risultati di un recente studio condotto dal National Bureau of Economic Research (NBER) statunitense, le pratiche educative parentali dal carattere autoritario – nel caso specifico di Ms. Chua, lasciare il proprio figlio di tre anni fuori casa al freddo perché “non ha ascoltato la mamma”, lamentarsi del fatto che i conigli domestici “non sono abbastanza intelligenti”, o, più memorabilmente, rendere le lezioni di musica così estenuanti per le proprie figlie da indurre una delle due a lasciare il segno dei propri denti sul pianoforte – risultano essere più comuni in Paesi caratterizzati da un alto livello di disuguaglianza economica.
Gli autori della ricerca – Matthias Doepke e Fabrizio Zilibotti – hanno utilizzato i risultati del World Value Survey, per calcolare il valore che viene assegnato da genitori provenienti da differenti paesi a qualità come il “duro lavoro” e “l’obbedienza” da una parte, e “immaginazione” ed “indipendenza” dall’altra. Come già accennato, i risultati dell’analisi suggeriscono che più diseguale è una società, più gli individui tendono a favorire una rigorosa pratica genitoriale.