Il Portogallo tira un sospiro di sollievo. Da ieri infatti il Paese lusitano è uscito dal programma di salvataggio della Troika (Ue-Bce- Fmi) per il quale nel 2011 ottenne un prestito di 78 miliardi di euro a condizione di attuare una serie di misure che consentissero la riduzione della spesa. “Nessun’altra misura di sicurezza verrà richiesta dal Paese” ha assicurato il primo ministro, Pedro Passos Coelho secondo il quale però “c’è ancora molta strada da fare per uscire dalla crisi”. “Le priorità – ha aggiunto Coelho – sono la ripresa dell’occupazione e dell’economia”. Parole che sono piaciute al presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso: “L’uscita del Portogallo dal programma di salvataggio senza chiedere ulteriori sostegni rappresenta un successo sia per Lisbona sia per l’Unione europea”.
L’obiettivo è stato raggiunto grazie a tagli draconiani nella pubblica amministrazione con drastiche riduzioni di posti di lavoro e stipendi e con l’aumento delle ore di lavoro nel settore pubblico. Misure contestate fortemente da sindacati e partiti di opposizione ma che hanno permesso al governo di centrare gli obiettivi richiesti dalla Troika. Il tasso di disoccupazione è infatti sceso dal 18 al 15,3% anche se rimane uno dei più alti dell’Ue. Ma l’esecutivo guidato da Coelho si mostra ottimista e prevede per il 2014 una crescita dell’1,2%, dopo una recessione dell’1,4% registrata lo scorso anno.