Down, la Seduzione 2.0

Facebook ha infinite possibilità legate al marketing, alle applicazioni, alle possibilità di interazione e condivisione. Mancava ancora però qualcosa di smaccatamente borderline, legato al sentimento, meglio ancora se anonimo e clandestino. Così a settembre, dopo averla ripulita da immagini e frasi troppo esplicite, è stata lanciata Down, un’app a metà tra Meetic e Snapchat, in cui gli utenti semplicemente collegando la propria immagine profilo di Facebook partecipano ad una sorta di speed date anonimo.

La metafora del sesso ovviamente la fa da padrona: Facebook si trasforma così in un enorme archivio di immagini, in un catalogo di foto nel quale ciascuno può indicare la propria preferenza per un determinato profilo. In questo caso, dopo la richiesta di contatto, la notifica arriverà alla persona oggetto del desiderio e solo allora la persona interessata potrà sapere se l’interesse è reciproco. Insomma, ciò che qualche anno fa era diventato una moda made in Usa di conoscere le persone dal vivo tramite pochi e veloci appuntamenti (“speed date” appunto), ora viene privato della parte più complessa, quella dell’incontro, per diventare totalmente anonimo e consumabile direttamente dal proprio divano. Il dialogo è altresì azzerato; la forma, l’immagine è tutto: il sentimento, l’interesse, la chimica diventa qualcosa di calibrato al dettaglio e alla mercificazione del proprio corpo, meglio se ripulito e preparato all’ingresso in un catalogo di visi e altre parti fisiche.

Il successo è garantito: in soli due mesi dal rilancio (a maggio la suddetta app, nata come Bang with friends era stata rimossa dagli store per alcune violazioni delle clausole SDK, ovvero quelle legate alla documentazione del software), Down cresce con una percentuale del +200% al mese. E la nascita di cloni non sembra arrestare questo processo di beatificazione degli incontri mordi e fuggi: in America circa 50 milioni di utenti hanno scaricato Tinder, che presenta le stesse caratteristiche di Down, ma ha la possibilità di misurare la propria autostima, mostrando il numero di pareri positivi espressi da ciascun utente su un determinato profilo. Sulla scia della classifica è nato anche Swipe, una via di mezzo tra Snapchat e Tinder che permette agli utenti di contattare profili in base alla propria popolarità sul social network di Zuckenberg. Infine, nella comunità gay maschile è nato Grindr, vero e proprio catalogo di utenti, reperibili e classificati in base alla distanza geografica. Il successo anche qui è talmente grande (6 milioni di utenti presenti in 192 Paesi) e si sta pensando al lancio di una versione per tutti.

Nessun giudizio di merito o critica su queste nuove forme di interazione e condivisione del sentimento, sia esso puramente fisico o mentale. C’è chi, infatti, nell’era della socialità, preferisce ordinare il proprio partner da un menù finemente selezionato piuttosto che uscire anonimamente dal proprio guscio a caccia di un incontro, una parola, un’occasione che potrà trasformarsi in tempo perso o nell’incontro della propria vita.