Stando alle stime dell’UE si tratta di un business di (attualmente) circa 6 miliardi, che potrebbe portare – nel 2050 – alla creazione di oltre 100.000 posti di lavoro. Parliamo dei droni, i robot volanti senza pilota che si stanno (lentamente ma prepotentemente) affacciando allo scenario industriale moderno.
Nel Belpaese sono ben 500 le imprese specializzate, di cui i 4/5 hanno aperto negli ultimi 5 anni. Il più grande target di riferimento è costituito dalle amministrazioni pubbliche e dai grandi gestori di infrastrutture, ma non bisogna dimenticare che i droni vengono largamente usati anche in altri settori: primi fra tutti, la security (pensate che il robot può essere dotato di telecamere infrarossi per la visione notturna), l’agricoltura, le operazioni di rilievi e sopralluoghi, il turismo.
Negli USA la FAA (Federal Aviation Administration) ha di recente dichiarato che il numero di licenze per gli operatori di volo ha superato quello dei piloti di aerei civili. Tale boom di richieste è (anche) il risultato delle iniziative promosse dalla stessa FAA, volte a snellire le procedure di registrazione.
Il sito topdronesforsale.org, punto di riferimento per tutti gli appassionati, segnala i migliori modelli sul mercato. Dal Dji Phantom 3 Professional, che costa intorno ai 1300 euro, al Parrot AR.Drone 2.0, tra i leader della fascia di prezzo 300 – 1000 euro.
Mayday! – Pericolo!
L’invasione dei droni potrebbe essere un problema per il traffico aereo, dal momento che – nonostante le piccole dimensioni – potrebbero interferire con le rotte degli aerei e provocare collisioni. A tal proposito, è stato da poco lanciato un concorso dalla NASA, “Sky for All: Air Mobility for 2035 and Beyond”, il cui scopo è quello di collezionare le migliori proposte per la gestione del traffico aereo. L’iniziativa è sponsorizzata da HeroX e prevede un premio finale di 15.000 dollari. La deadline per iscriversi è fissata al 26 febbraio 2016. Per maggiori informazioni potete consultare il sito ufficiale dell’agenzia spaziale americana.