Per capire cosa sia successo una settimana fa in Germania è prima di tutto cosa buona e giusta sapere come funziona l’assetto politico tedesco. A grandi linee, dal secondo dopoguerra ad oggi, la geografia politica al Bundestag (la Dieta Federale, ovvero la sola camera della cui fiducia necessiti il Cancelliere Federale) è stata costituita da un sistema essenzialmente tripartitico, su base proporzionale. Un proporzionale anomalo in verità, con forti correzioni in senso maggioritario, le quali nulla hanno a che vedere con i premi di maggioranza capestro nostrani, ma che si fondano bensì su un sistema di doppio voto a singoli candidati (Erststimme) e liste (Zweitstimme).
In siffatte circostanze, storicamente sono stati tre i partiti a dominare la scena: l’Unione Cristiano Democratica (il CDU, che in Baviera si presenta sotto le spoglie di CSU), il Partito Socialdemocratico di Germania (SPD) eil Partito Liberale Democratico (FDP). Non è mai avvenuto nella storia che CDU/CSU o SPD guadagnassero la maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag. Al contrario, il partito che, a tornate alterne tipiche di un sistema perfettamente bipartitico, guadagnava la maggioranza relativa dei seggi era solito allearsi con l’FDP per formare il Governo. Non a caso, quest’ultimo partito ha fatto parte di tutti i governi dal dopoguerra ad oggi, con alleanze alterne dettate da ragioni numeriche o talora programmatiche, fatta eccezione per il Gabinetto Schroeder (in cui il SPD era alleato dei Verdi) e le due Grossen Koalitionen avutesi ad oggi, ovvero il Primo Gabinetto Merkel (2005-2009) ed il Gabinetto di Kiesinger (1966-1969), nelle quali o in seguito alla rottura con il FDP in corso di legislatura (1966) o alla sostanziale parità fra destra e sinistra (elezioni federali del 2005) la CDU/CSU e il SPD si sono coalizzate con l’esclusione strategica del FDP.
Negli ultimi anni nuovi partiti sono comparsi: i Gruenen (i Verdi), ovvero agguerriti ambientalisti, e Die Linke (la Sinistra), ovvero comunisti vari fuoriusciti dal SPD ed alcuni eredi del SED, il partito marxista egemone nella Germania dell’Est. Stante questo contesto, è opportuno tenere conto che i calcoli delle maggioranze o delle alleanze nel Bundestag sono semplici e di calcolo immediato. Tanti sono i partiti, tanti sono i gruppi parlamentari. Punto. Niente Gruppi Misti, niente micro-partiti che entrano nelle liste dei partiti maggiori per portare una manciata di voti e che poi si fanno il loro gruppetto, niente Grande Sud, niente senatori a vita, niente strane liste di parlamentari esteri non ben definiti.