Nel 2015 il premier italiano Matteo Renzi ha ricevuto più Capi di Stato all’inizio del decumano di Expo che a Palazzo Chigi. Nel solo mese di giugno, a pochi giorni di distanza, sono stati celebrati, tra gli altri, i National Day di Francia, Germania, Regno Unito, Russia, Spagna, Israele, Corea del Sud e Cina.
Il National Day è l’evento attorno a cui ruota la presenza di un Paese all’interno dell’Esposizione Universale. Oltre a permettere di mostrare il meglio del Paese e la sua declinazione del tema espositivo, è il momento in cui essere protagonisti di fronte ad una nutrita platea costituita non solo da visitatori, ma anche e soprattutto da autorità e media internazionali.
Si tratta di un momento di vero e proprio marketing territoriale ed è inevitabile che si crei una certa competizione, per lo più sportiva, tra gli oltre 140 Paesi che partecipano. Si unisce il sacro al profano: business forum che prevedono la firma di importanti accordi economici e commerciali tra i più influenti imprenditori del Paese (Kazakistan) accanto a lezioni di tango argentino e danze tipiche danubiane.
Nei prossimi mesi saranno oltre 100 i National Day ancora da celebrare, ma tra questi ce ne sono almeno 7 che hanno un significato particolare.
4 luglio, USA. Dopo la visita di Michelle Obama e figlie di metà giugno, cosa ci si può aspettare di più? Escluso un ritorno della first lady in compagnia del Presidente, gli Stati Uniti, che dopo un’iniziale freddezza attorno alla loro partecipazione, stanno prendendo l’Expo molto sul serio, stanno preparando forse la classica “americanata”?
11 luglio, Giappone. Il padiglione nipponico è un gioiellino. La cultura del Sol Levante non concepisce la possibilità di una celebrazione in sordina. In più Tokyo per la prima volta da circa un ventennio sta vivendo una piccola ripresa economica che si traduce in un grande entusiasmo e una nuova proiezione internazionale che forse ci sorprenderà.
26 luglio, Cuba. Il National Day cubano non sarà una giornata qualunque: questa volta c’è qualcosa di rivoluzionario da festeggiare. Il 20 luglio all’Havana e a Washington riapriranno le rispettive sedi diplomatiche dopo più di 60 anni. Cuba non partecipa ad Expo con un padiglione self-built. La sua presenza però si fa sentire all’interno del cluster del caffè e la comunità cubana è come sempre pronta ad invadere il decumano con le sue musiche e i suoi colori. Con una nuova prospettiva, per cui l’Italia ha sempre lavorato molto attraverso i suoi canali diplomatici.
31 luglio, Myanmar. Il padiglione di Yangoon all’interno del cluster del riso è a dir poco scarno. Forse ancor meglio si potrebbe dire che è vuoto, ma pronto per essere riempito. Un po’ come un Paese che sta vivendo il biennio decisivo per la direzione che vorrà prendere nei prossimi decenni. Le recenti elezioni hanno consacrato il nuovo corso? A fine luglio potremmo forse capire davvero qualcosa di più sulla nuova tigre asiatica.
23 agosto, Iran. Un paese a cui piace svelarsi poco a poco, un padiglione che rappresenta solo una piccola ma significativa porzione delle sue gemme. I visitatori che avranno la fortuna di partecipare alle celebrazioni del National Day persiano avranno difficoltà a non fermarsi in agenzia viaggi sulla via del ritorno a casa. I colloqui sul nucleare a Ginevra proseguono con una calma serafica, in un’atmosfera che tutti ci tengono a definire positiva. Sembra quasi che a qualcuno dispiaccia firmare un accordo già raggiunto, perché vorrebbe dire arrivare al malinconico momento dei saluti con dei nuovi vecchi amici.
7 settembre, Brasile. Il padiglione dell’amaca gigante è, secondo dati rigorosamente non officiali ma credibili, quello in assoluto più visitato. Mentre orde di giovani fanno la coda per “saltellare” sulla foresta amazzonica, le istituzioni brasiliane organizzano settimanalmente incontri di alto profilo istituzionale e si fanno portavoce della cultura della sostenibilità alimentare nel continente sud-americano. Con queste premesse a settembre non si potrà certo lesinare sull’organizzazione del grande giorno.
21 settembre, Grecia. Il futuro della Grecia lo decideranno, forse, gli elettori con il referendum di domenica 5 luglio. Qualsiasi sia il risultato della consultazione popolare e della parallela negoziazione ancora in corso sull’asse Bruxelles – Atene, gli effetti di un’eventuale Grexit non sono ben chiari nemmeno agli economisti più illuminati. La Grecia partecipa ad Expo con uno spazio dedicato all’interno del Cluster Bio Mediterraneo, una delle aree del sito espositivo che meglio trasmette un messaggio chiaro: le acque del Mediterraneo sono un veicolo di contaminazione irrefrenabile, nel bene e nel male, da sempre.