“Fare musica” è diventato più semplice e, tralasciando l’annoso dibattito sugli effetti del rapporto tecnologia – musica, possiamo partire da un dato di fatto: i prodotti Apple hanno stravolto anche il modo di comporre melodie. Specialmente l’iPad può essere considerato a tutti gli effetti una piattaforma totale per registrare, produrre, editare e mixare le proprie composizioni. L’App Store è il negozio virtuale in cui ricercare infinite app che emulano strumenti musicali di ogni genere. I continui aggiornamenti proposti dagli sviluppatori garantiscono una qualità via via crescente.
Una breve panoramica sulle migliore applicazioni acquistabili può essere d’aiuto vista la quantità infinita di possibili scelte. Oltre al famoso GarageBand, prodotto di casa Apple che permette di avere tra le mani un vero e proprio studio di registrazione completo grazie ad una gamma di strumenti molto versatili, molte aziende produttrici di strumenti musicali si sono dedicate al mercato delle applicazioni. Su tutte la Korg ha creato emulatori di veri e propri gioielli: con l’iKaossilator e la sua serie di 150 beat, prevalentemente di musica elettronica e derivati, si possono creare infiniti loop controllabili con le dita; l’iMS-20 riproduce fedelmente il sintetizzatore monofonico MS-20 grazie allo step sequencer a 16 passi, alla batteria elettronica a sei parti e al mixer; ultimo arrivato il Gadget che con un’interfaccia pulita offre una serie di 15 diversi strumenti tra sintetizzatori e drum machine in grado di fondersi per dare vita a brani anche molto stratificati.
Restando nel campo dei sintetizzatori l’Arturia, azienda specializzata nei software musicali, ha creato due gioielli come l’Arturia iSEM e l’iMini. Il primo rispolvera il mitico sintetizzatore Oberheim costruendo un ponte tra vintage e modernità in un suono fedele nei tanti preset a disposizione. Il secondo vuole emulare un altro mito, il Mini Moog. L’arpeggiatore, gli oscillatori, due pad programmabili ed una tastiera personalizzabile rendono l’applicazione di facile utilizzo.
L’azienda Moog Music ha poi creato un software più di nicchia come l’Animoog, complesso ma decisamente stimolante con tre spazi grafici: tastiera, configurazione suono e monitor per mostrare l’onda del suono. Sul versante specifico delle drum machine si può trovare un ottimo prodotto nel DM1 della Fingerlab, impegnata nei software musicali. Creare ritmi di batteria a 32 battute in un sequencer a nove canali è molto semplice e si può spaziare in un archivio vario di drum kits pronti all’uso. La possibilità di aggiungere effetti come ad esempio delay e riverbero dà un tocco in più all’applicazione. Per stupire amici e conoscenti infine c’è Impaktor che trasforma ogni superficie in uno strumento a percussione per la capacità di rilevare gli impulsi acustici.
Il problema della latenza può creare problemi ma la lista di moduli musicali utilizzabili ripaga da ogni eventuale difficoltà. Per chiudere queste breve panoramica, che di certo non può essere esaustiva vista la continua evoluzione del mercato in questione, non si può non citare Audiobus.
Fino a pochi anni fa, nonostante la ricchezza di applicazioni, vi era un problema: come integrare i vari strumenti tra loro? Audiobus nasce proprio per garantire ad esempio la registrazione di una chitarra unita ad un ritmo di batteria o ad una melodia di synth proveniente da altre applicazioni. La svolta ha cambiato totalmente il modo di fare musica sul dispositivo Apple e le aziende di software si sono adeguate rapidamente creando prodotti in grado di interagire con Audiobus senza dare problemi al sistema centrale. Come conferma dei continui aggiornamenti pochi giorni fa, il 2 aprile, è uscito l’aggiornamento di Audiobus divenuto Audiobus 2.0. La nuova interfaccia grafica permette collegamenti ed effetti illimitati con la possibilità di salvare il tutto nelle applicazioni individuali adoperate.
“Fare musica” è davvero sempre più facile.