Le imprese FinTech, focalizzate ad intercettare la convergenza tra tecnologia, contenuti, e interconnettività nel settore bancario e finanziario, stanno letteralmente invadendo il mercato. La loro area di azione, attualmente, include una svariata tipologia di attività: nuovi strumenti di pagamento per il commercio elettronico, servizi di analisi dati, software specifici (per i segmenti di risk management, asset managment, accounting, etc.), piattaforme di mPayment, o di finanziamento e investimento attraverso il prestito tra privati (P2P lending) e il crowdinvesting. Tutto a portata di smartphone.
L’avvento delle Neobanche sembra però non spaventare i colossi bancari tradizionali. Benoit Lagrand, Head FinTech di ING Group, in occasione dell’evento Money 2020 tenutosi a Copenhagen ai primi del mese, si è espresso così:
“Il successo delle Startup Fintech? In un certo senso, lo abbiamo anticipato noi lanciando ING Direct circa 20 anni fa. ING Direct è stato infatti uno dei primi modelli di direct banking a offrire servizi gestiti direttamente online o telefonicamente. Col tempo, ci siamo affermati come leader a livello internazionale. Ma è stato il risultato di una programmazione ben definita.
Come riporta il World Retail Banking Report 2016, la maggior parte degli istituti bancari ammette di non essere adeguatamente preparata a gestire le realtà Fintech emergenti. Ma Lagrand intende svelare le loro intrinseche debolezze.
“Il problema fondamentale è che il loro modello di business non è sufficientemente chiaro: cercano di attrarre il maggior numero di consumers con un capitale da 20 milioni. Una user experience positiva non basta a garantire l’affidabilità di un servizio bancario. Le nostre previsioni di crescita di ING Direct erano stimate in un arco di 15 anni e nel 2008, a causa della crisi finanziaria, abbiamo dovuto fronteggiare la perdita netta di 1 miliardo. Per ottenere la fidelizzazione di una vasta clientela, devi avere a disposizione fondi considerevoli. Alcune FinTech come Mondo e Number26 stanno sperimentando un modello di Broker Creditizio, offrendo sulle loro piattaforme prestiti e mutui ipotecari trattenendo una percentuale, ma non basta.”
“Queste aziende dovrebbero guardarsi dall’accanita concorrenza dei loro simili, piuttosto che dai grandi gruppi bancari. Se fossi a capo di una startup FinTech, la mia attenzione sarebbe focalizzata sui capitali dei provider miei avversari e sulla loro disponibilità d’investimento, e sarei molto interessato al raggiungimento di accordi con le banche. L’open source ha consentito il rapido abbassamento delle barriere d’ingresso nel mercato, configurando un ecosistema di sub-industrie che vanno dal crowdfunding ai prestiti peer-to-peer. Se non sono abbastanza competitivo, sono destinato a soccombere.”
E’ quindi errato definire le NeoBanche Disruptive Innovations?
“ING Group conta 35 milioni di clienti in tutto il mondo e detiene un bilancio da 850 miliardi, ma i provider FinTech eccellono in termini di agilità, innovazione e sfruttamento delle nuove tecnologie. Sono loro a guadagnare popolarità tra i consumatori perché in grado di offrire servizi alternativi semplificati. Guardiamo a queste startup con molto interesse e non nascondiamo la nostra volontà a creare delle collaborazioni. Abbiamo finanziato alcune di esse perché portino le loro soluzioni ai nostri clienti.”
Mentre le FinTech aspettano di passare al vaglio, Legrand è sicuro di assistere a qualcosa di eccezionale:
“Il tasso di utilizzo tecnologico nel settore bancario e finanziario è notevolmente incrementato sia in estensione, sia in velocità di trasformazione. Innovazioni di questo tipo stanno ridefinendo radicalmente l’ecosistema produttivo, il ruolo delle imprese, il concetto di valore per il cliente e i modelli di business delle aziende stesse. Cambierà il nostro modo di concepire il sistema finanziario. E’ come l’invenzione della stampa a caratteri mobili nel 1453: la portata della scoperta da parte di Johannes Gutenberg è resa effettiva dall’impatto significativo che ha avuto sulla cultura e sulla società europea del secolo successivo.