Il cibo italiano non è l’unico ad essere apprezzato, adesso anche i numeri riferiti all’industria del Food sono diventati “buoni”. Secondo i dati di Federalimentare, il fatturato complessivo dell’industria alimentare crescerà del 1,5 % nel 2017, arrivando a quasi 134 miliardi di euro, mentre le esportazioni aumenteranno del 5% toccando i 31,6 miliardi di euro. E sono buoni anche i numeri della family company Balocco, che da tre generazioni è impegnata a produrre prodotti dolciari di qualità, unendo la tradizione con la coesione familiare. La società piemontese, rigorosamente a proprietà italiana, toccherà un fatturato di circa 170 milioni di euro per il 2016, consolidando una crescita costante negli ultimi anni di circa un milione di euro al mese, avvenuta per quasi undici anni consecutivi. Dati in controtendenza all’andamento dell’economia italiana, che premiano il coraggio imprenditoriale di fare investimenti adeguati in tecnologia e di conquistare nuove quote di mercato, diversificando il portafoglio e allargando la distribuzione. Partiti come pasticcieri nel lontano 1923, i Balocco hanno messo l’imprinting imprenditoriale dappertutto nell’azienda: dall’organizzazione allo sviluppo di nuovi prodotti. E se adesso la nuova sfida è l’internalizzazione, lo spirito del fondatore continua a permeare l’impresa. La family company di Fossano si proietta nel futuro con innovazione e strategia, senza però sganciarsi dalle origini della pasticcieria. Per approfondire meglio questo caso di successo imprenditoriale nel Food italiano, ho posto qualche domanda ad Alberto Balocco, Presidente e AD dell’omonima azienda.
Cosa significa imprenditorialità per lei?
Dare occupazione, benessere, dignità e prospettive alle persone e al territorio in cui si lavora.
Quali sono stati i fattori critici di successo che hanno aiutato la vostra family company nel gestire efficacemente i passaggi generazionali?
La solitudine di nostro padre. Rimasto orfano a soli 8 giorni dalla nascita, non ha potuto contare sui fratelli nella gestione della sua azienda. Ci ha sempre trattati come fratelli, sin da quando eravamo molto giovani. E non vedeva l’ora di delegare ai fratelli che non aveva mai avuto.
Offrire un prodotto eccellente non è più sufficiente per soddisfare il consumatore moderno. Occorre aggiungere anche un servizio di qualità. In ottica di un processo di servitizzazione aziendale, in che modo è mutato il vostro modello di business?
Il modello cambia di continuo, in termini di size, packaging, ricetta, valori e utilizzo. Non si deve perdere un solo colpo, bisogna seguire in tempo reale i cambiamenti, adeguando di continuo non solo il servizio.
Come è cambiato il posizionamento del brand Balocco in relazione alle trasformazioni delle occasioni di consumo dei prodotti alimentari?
Si è alzato, di pari passo con l’aumento della percezione del consumatore. Abbiamo aumentato volumi, quote e prezzo.
La comunicazione interattiva con i consumatori sui social è sempre più importante. Come avete integrato la presenza sui social con le forme più tradizionali di comunicazione?
Veicolando il nostro format di comunicazione anche attraverso i principali social, ma senza disinvestire un centesimo dai media tradizionali. Rafforzando e non distogliendo.
Cosa consiglierebbe ad un giovane che voglia creare una start up nel Food?
Di farlo a occhi chiusi. È un settore in cui si possono fare cose eccellenti. C’è un mondo intero che impazzisce per il Food italiano.