Anno 2014. Pianeta Terra. Non più superfici occupate da semplici agglomerati urbani, non più vertiginosi skyline sempre più impressionanti e maestosi. Edifici, residenze, abitazioni d’ogni genere svettano in tutta la loro consistenza e aumentano la loro concentrazione ma udite udite… ora parlano una lingua decisamente smart. E che ci crediate o no, parlano davvero.
Si tratta dell’evoluzione del concetto stesso, già di per sé molto recente e innovativo, di smarthouse, le cosiddette case intelligenti nate e diffuse soprattutto in Nord Europa caratterizzate dal basso impatto ambientale e dal design d’avanguardia. Le basi delle nuove abitazioni, almeno nei concept, esistono già da qualche anno. In Inghilterra più del 30% delle nuove case viene già costruito nel completo rispetto di severi parametri ambientali.
Ora anche le grandi multinazionali come Google rivolgono l’attenzione a questi progetti come dimostra la recente acquisizione di Nest, compagnia specializzata nell’home automation. Per non parlare poi dell’apertura, pochi giorni fa, dell’ultima Google house a Milano, dopo il successo di quelle di New York e Londra. Due piani, gli accessori più disparati caratterizzati dal massimo grado di innovazione, televisori, cucine e apparecchi interconnessi per creare un open space dove sicuramente è impossibile annoiarsi. Tutto rigorosamente smart.