In una delle sue ultime canzoni Ligabue canta “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, sono sempre i sogni a fare la realtà”. Riccardo Ravagnan, classe 1988, ha fatto del suo sogno una realtà attraverso l’impegno e la costanza. È così che ha potuto dar vita alla sua start-up, GEOsinertec, una piattaforma di progetto di geomatica e geotecnologie applicata alla vela professionale che integra le analisi metereologiche con studi geologici locali dettagliati al fine di supportare le scelte strategiche dei velisti durante le regate. In questa intervista Riccardo ci racconta come è riuscito a trasformare questo suo sogno in realtà.
Riccardo, cosa ti ha spinto a creare una tua società in Italia, in un periodo in cui tutti spronano i giovani a desistere dal farlo?
Probabilmente è proprio questo il motivo. Il lavoro scarseggia per tutti. Ho amici laureati a pieni voti che da anni guadagnano pochi spiccioli o per lunghi mesi passano le giornate di fronte al pc, inviando curricula ovunque. Mi son domandato se volessi anch’io farmi risucchiare dal vortice del compromesso. Ho una laurea in Geologia, scienza decisamente affascinante, ma professionalmente povera sia come Ordine sia come mercato. Mi ha sempre appassionato la ricerca, in Italia svalutata al massimo, per cui ho deciso di farla per conto mio. Ho sempre avuto una predisposizione caratteriale all’iniziativa quindi, in un mondo dove i giovani sono forzatamente allontanati dall’imprenditoria, ho cercato di creare uno spazio per me. Ho individuato una nicchia di mercato in cui mancasse un determinato approfondimento scientifico, un argomento nel quale avrei potuto “ricercare” e con il quale fare impresa. Ho creduto nella passione e nell’ambizione di portare qualcosa di mio nel mondo, creando una culla di idee realizzabili.
Cosa ti ha permesso di intraprendere questo percorso?
Sono molte le mie fortune. La prima è la tenacia. Non è facile creare l’inesistente e trasformarlo in lavoro. La passione quindi mi ha permesso di iniziare il cammino. Mi occupo concretamente di geotecnologie nautiche, in particolare nel mondo della vela professionistica. L’essere io stesso un velista è stato uno dei motivi scatenanti. Come geologo mi sono chiesto quale contributo scientifico potesse fare la differenza sul campo di regata. Così è nata l’idea di abbinare le capacità di analisi ed interpretazione dei fenomeni naturali alla necessità di avere analisi strategiche dettagliate sulle quali basare la tattica di regata. L’idea, sviluppata insieme a Marco Penzo, Ing. Elettronico, caro amico e velista, ha rappresentato un’innovazione allo studio e all’elaborazione strategica di regata, in quanto affianca all’analisi meteorologica uno studio geologico locale di dettaglio. Conoscendo le caratteristiche locali è possibile perfezionare la previsione meteorologica ed avere una panoramica completa sui fenomeni fisici che influiscono sulla tattica di regata. Dai supporti strategico-scientifici abbiamo sviluppato tecnologie informatiche ed elettroniche che integrano sistemi di tracciamento GPS con assistenti virtuali alla navigazione.
Non è mancato l’intervento di specifiche personalità del mondo velico. Enrico Zennaro (7 titoli mondiali, 3 titoli europei, 8 titoli italiani e medaglia d’oro al valore atletico) è stato il primo a credere nel progetto. Come velista professionista aveva ben chiari i vantaggi dell’avere un supporto meteo-strategico dettagliato prima di scendere in acqua: dalla scelta dei migliori spazi del campo di regata alle decisioni sulle regolazioni a bordo e sul tipo di vele da utilizzare, dettagli che fanno vincere o perdere una regata ad alto livello.
Altri due grandi del settore hanno dato un forte contributo alla nascita della mia attività e tuttora sono collaboratori in progetti di alto spessore: Mauro Melandri di Zerogradinord – rivista di settore molto famosa sia a livello nazionale che internazionale ed uno degli uffici stampa più conosciuti e stimati tra i top team – con sua moglie Gianna Buriani, e Francesco Mongelli. Francesco è un navigatore professionista, un “geek” per chi conosce il termine nel suo connotato più positivo. Ha fatto della sua genialità il suo mestiere ed è un’icona nel mondo della vela.
Quali sono stati i maggiori ostacoli che hai dovuto superare per realizzare il tuo sogno?
Un ostacolo è stato sicuramente convincere i miei interlocutori che, seppur giovane, ero in possesso delle competenze necessarie per concretizzare le mie idee e renderle un business sul quale investire. Ho iniziato questo progetto l’ultimo anno di Magistrale, allungando di un anno la data della mia laurea. Non credo di aver sbagliato, avevo colto un’esigenza del mercato e sarebbe stato un peccato lasciarla passare. Questa scelta però ha creato tensioni in famiglia perché mi vedevano immerso in qualcosa che sembrava non portare da nessuna parte, mentre continuavano a dilatarsi i tempi per chiudere il percorso universitario. E’ stato difficile mettere in stand-by il lavoro per concludere gli studi ma, ad un certo punto, è stato necessario.
Gli altri ostacoli erano nella mia testa. Quando dai il 100% di te stesso, del tuo tempo e delle tue energie, pretendi che tutto proceda nel verso giusto, ma la realtà è molto diversa. Quasi mai le cose accadono per come te le sei immaginate e per avviare un’attività imprenditoriale devi passare fasi nelle quali non guadagni, prendi grosse fregature, i collaboratori non fanno quello che dovrebbero e tutti ti consigliano di mollare. Ma quando ti sembra di non aver nulla in mano, è proprio quello il momento di insistere.
Quali sono le maggiori soddisfazioni che riesci a trarre nel tuo lavoro?
Direi che il lavoro in se stesso mi dà soddisfazione. È la mia impresa, ho creato il mio mercato e il futuro dell’attività è nelle mie mani. Avendo un ruolo determinante nel futuro del progetto, sono stimolato ad aumentare continuamente le mie competenze e a scontrarmi con problematiche di natura molto diversa l’una dall’altra. Ho anche l’opportunità di conoscere grandi personaggi del mondo sportivo e dell’imprenditoria nazionale. La soddisfazione più grande è quella di dedicarmi a un lavoro che mi appassiona e di non sentire il peso di lavorare molte ore, week end compresi. Io credo molto nell’espressione “noi siamo il lavoro che facciamo”, probabilmente è la chiave per essere produttivi. Il lavoro è l’attività che svolgiamo per la maggior parte della nostra vita, quindi è necessario farlo con entusiasmo.
Che consigli ti senti di dare ai giovani che desiderano creare una loro start-up in Italia?
Il più grande consiglio è di convincersi che ogni idea è realizzabile. Questo scatena un’energia essenziale per passare ogni fase, anche la più buia, senza abbattersi. Per creare una start-up ci sono da fare anche valutazioni di carattere tecnico per le quali è utile rivolgersi a professionisti specializzati. Infine, è necessario credere in se stessi, ma bisogna anche saper mantenere il contatto con la realtà ed avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti. È utile quindi riuscire a costruire un team adhocratico, ricordando che le multicompetenze ed il coworking sono la base dell’imprenditoria a tutti i livelli.
Quali sono le qualità e le competenze che deve possedere un membro del Team GEOsinertec?
Direi la lungimiranza, non tutti sono capaci di investire il proprio tempo, spesso ci si aspetta tutto e subito, ma i grandi obiettivi si raggiungono grazie alla dedizione e all’impegno costante. Fattori importanti sono l’inventiva e l’autonomia. GEOsinertec è un luogo creativo, una fabbrica di opportunità nelle quali tutti hanno un ruolo e devono essere in grado di portarlo avanti senza bisogno del “carabiniere”. Qualità decisiva è l’entusiasmo, che un nostro collaboratore deve possedere in notevole quantità. Non lavoro bene con chi “tira indietro”. C’è sempre bisogno di un’ancora che mantiene fissi a terra, ma ci sono fasi in cui è più importante far lavorare l’emozione.