Gli Stati Uniti sono la nazione con il più alto numero di armi da fuoco per cittadino al mondo: 101 ogni 100 abitanti. Il diritto a detenere il possesso è addirittura tutelato costituzionalmente, dal Secondo Emendamento. Forse pochi sanno, però, che tale norma risale al 1791, periodo in cui il Paese aveva da poco ottenuto l’indipendenza e la milizia cittadina svolgeva un importante ruolo di difesa dal pericolo di una nuova tirannide governativa. Eppure ancora oggi sono ancora in tanti, conservatori in primis, a portare avanti la lotta per la difesa della libera diffusione delle armi.
Una prima risposta va cercata nella caccia. Si stima che nel Paese siano attivi regolarmente circa 14 milioni di cacciatori, pari a circa il 5% della popolazione; ma, secondo alcune statistiche, sono quasi 45 milioni gli statunitensi che hanno imbracciato almeno una volta nella vita un fucile da caccia. Questo sport (come viene tradizionalmente classificato) ha mosso nel 2011 un giro d’affari di circa 23 miliardi di dollari di attrezzatura sportiva, contribuendo per l’1% del PIL degli Stati Uniti. Esso fa parte della cultura di molti Stati, con un fortissimo radicamento negli Stati rurali del Sud, e, da molti cacciatori, le restrizioni sulla detenzione delle armi vengono viste come un attacco ad uno stile di vita che si trasmette nelle famiglie da generazioni.