È arrivato poco più di una settimana fa il sì definitivo da parte del Parlamento Europeo a mettere fine alle discussioni e dare attuazione alla costituzione dell’Unione Bancaria per i Paesi facenti parte del Vecchio Continente. Il punto d’arrivo è frutto di anni e anni di confronti e accordi tra le principali potenze del continente, che, specie in tema economico-finanziario, mantengono sempre numerose riserve, segno della criticità e dell’importanza delle scelte relative a queste tematiche. Ciò che viene stabilito in termini di istituti creditizi ha infatti un effetto diretto tramite ripercussioni di vario tipo, quali l’accesso al credito, il risparmio, il deposito e i patrimoni per citare i più importanti, nella sfera degli individui. Consci della fragilità piuttosto generalizzata delle banche nell’eurozona, con riferimento al loro patrimonio e alla già critica situazione economica delle aree in cui risiedono, l’intento primario della nuova Unione Bancaria, così come concepito congiuntamente dagli organi del Parlamento EU e del Consiglio Europeo, è la creazione di un sistema creditizio solido.
Una prima implicazione, stabilita in tal senso con l’accordo raggiunto, è la cessione di sovranità per quanto concerne la vigilanza sui più importanti istituti nazionali, ora demandata a livello continentale. La lente della Banca Centrale Europea si rafforza e agisce tramite i famigerati stress test per scandagliare e controllare il patrimonio delle banche, dividendo l’operazione in fasi diverse a cui verrà poi attribuito un giudizio. Il tutto sarà coordinato da un organismo affiancato e specifico chiamato Single Supervisory Mechanism a partire dal mese di novembre. Un buon risultato sarà considerato il raggiungimento da parte degli istituti di credito di un Common Equity Tier 1 superiore all’8%, indicatore che pone a confronto il capitale a disposizione con le attività presenti sul mercato (le comuni obbligazioni, i prestiti concessi). Non si tratta di una pagella attribuita arbitrariamente da un organo esterno, nonostante la severità di tali prassi possa indurre a pensarlo. È piuttosto un passo verso la definizione di regole comuni, che hanno per oggetto la sicurezza e la stabilità di entità imprescindibili per un’economia sana.