La tendenza verso una maggiore pace globale, che ha caratterizzato gli ultimi 60 anni della storia umana, è giunta al termine.
A decretarlo sono i risultati del Global Peace Index 2014 predisposto dall’Institute for Economics and Peace (IEP), una think thank no profit con sede stabile a Sydney. La ricerca dell’Istituto australiano, utilizzando dati provenienti da 162 paesi raccolti dall’Economist Intelligence Unit (EIU), e con l’ausilio di 22 indicatori qualitativi e quantitativi in grado di misurare i livelli di violenza o la paura della violenza, conferma che gli ultimi 7 anni hanno visto un’intensificazione dei conflitti attorno al globo.
Conflitti, il cui costo per l’economia globale si aggira, secondo le stime dell’Istituto, attorno a $9,800 miliardi, con un incremento di $179 miliardi rispetto all’anno precedente.
L’Islanda si conferma al vertice della classifica, come il paese più pacifico del mondo, mentre la Siria si aggiudica il record negativo in assoluto, scalzando dall’ultima posizione l’Afghanistan. Gli Stati Uniti, sorprendentemente entrano nel ranking in 101esima posizione, un risultato dovuto all’aumento dell’attività terroristica sul territorio. Si vedano, ad esempio, l’attacco alla maratona di Boston del 2013, e le oramai consuete sparatorie nelle scuole americane.
L’IEP, assieme al rapporto, ha rilasciato anche una mappa interattiva che permette di esplorare l’evoluzione della “pace” nel corso del tempo, comparare lo status di paesi diversi, e di visualizzare i fattori socio-economici associati ad una condizione di pace. Uno strumento addizionale da integrare con il seguente ranking, che ci permette di raggiungere una prospettiva più completa circa la pace nel nostro pianeta.
Elaborazione Dati GPI 2014