La Sorte dei Civili nei Grandi Conflitti

Con i resoconti di crescente tensione internazionale e le immagini di sanguinosi scontri che nel breve periodo si sono moltiplicate sui nostri mezzi di informazione, un pensiero di vicinanza e compassione verso chi ne è involontariamente coinvolto sorge spontaneo: ma lontano dalle esplosioni e dai proclami delle prime pagine, chi si occupa concretamente di recare aiuto tangibile?

Nel 1859 l’affarista elvetico Henry Dunant, in Italia già per attività umanitarie, fu testimone della terrificante Battaglia di Solferino (evento chiave della Seconda Guerra di Indipendenza italiana), in particolare dell’inconsistenza dei soccorsi e della disorganizzazione con cui si tentò invano di limitare le perdite umane: l’impietoso bilancio di 30 000 caduti spinse lo Svizzero, forte di importanti capitali e relazioni, a fondare nel 1863 la Croce Rossa Internazionale. Una scelta che gli valse nel 1901 il Nobel per la Pace.

Oggi quella che prende il nome di “International Committee of Red Cross” è un’organizzazione privata sovranazionale a scopo umanitario che tocca 80 Stati, inclusa la neutrale Svizzera (trova infatti sede a Ginevra). Tale struttura è ben differente dalle pur importanti Red Cross e Red Crescent nazionali:

L’obiettivo è la tutela e salvaguardia delle vite e della dignità di coloro che si trovano in zone a rischio umanitario o di conflitto armato, nazionale o internazionale che esso sia. Ciò viene espletato mediante:

• l’invio di personale preparato, risorse e presidi grazie a corridoi umanitari stabiliti di diritto;

• l’apertura di canali diplomatici con tutte le parti in conflitto;

• la protezione garantita (almeno teoricamente) dall’esposizione della famosa Croce Rossa (in combinazione con la mezzaluna crescente nei Paesi a maggioranza islamica) in campo bianco.