Non è tutto oro quello che luccica. Persino la Apple può nascondere dei lati infidi dietro il morso della mela più famosa del mondo.
Nel castello di Cupertino, gli impiegati hanno l’obbligo di segretezza che, se infranto, porta al licenziamento immediato. Evidentemente, non è una clausola così restrittiva perché esistono alcune dichiarazioni pubbliche sui retroscena del lavoro in Apple.
L’idea di fondo che accomuna il buono e il cattivo tempo nel tempio di Tim Cook, è che ogni dipendente sia parte di qualcosa di più grande di lui. Ogni gesto, ogni parola deve essere votata al successo aziendale, non alla soddisfazione dell’ego. Perciò è fatto assoluto divieto di divulgare informazioni al di fuori delle mura. Secondo un ex-dipendente, Justin Maxwell, è estremamente positivo perché crea un grande rispetto nell’istituzione aziendale e un senso di appartenenza a una comunità altamente esclusiva ed elitaria, con benefici immediati sul commitment.
A partire dal messaggio di benvenuto per gli stagisti, la Apple dimostra che l’esperienza di lavoro è tutt’altro che facile. L’accoglienza mette in guardia su ciò che l’azienda si aspetta di vedere dai propri neo-assunti: nuotare in acque profonde, rischiare, lavorare con tanta passione da sacrificare anche il weekend e creare qualcosa di grande, qualcosa che può avverarsi solo all’interno di “The Valley”.
Lo stesso Tim Cook è estremamente geloso della loro magia, al punto da non volerla raccontare ad anima viva per paura che venga copiata in qualche modo.
In nome di una produttività impeccabile, il dipendente Apple deve essere preparato ad affrontare numerose sfide e ostacoli. Il mondo fatato dell’iPhone, potrebbe trasformarsi in un villaggio degli orrori per i più deboli.
Le difficoltà iniziano al momento dell’application. La Apple, infatti, ha creato una black list che impedisce ai candidati scartati di ritentare la candidatura allo stage. Il consulente Mac, Frank Lazar, conferma:
Superato il primo scoglio, il processo di assunzione è estenuante: tre screening call, cinque colloqui su FaceTime, un viaggio a Cupertino per cinque incontri vis-à-vis che durano un’intera giornata. Per concludere, un pranzo al nuovissimo Café Macs. Il verdetto finale arriva solo alla fine di questo faticoso percorso: è probabile che la risposta negativa sia corredata da un poco diplomatico “Non sprechiamo tempo con gli stupidi”.
Se la fortuna sorride agli audaci, la Apple non è tanto magnanima con le persone in sovrappeso di circa dieci chili. A quanto riferisce una fonte anonima, Cupertino è il tempio della tecnologia e un incubatore di atleti: da ciclisti a maratoneti. Sembra quasi che il fisico da dio greco sia tra i requisiti per firmare il tanto bramato contratto. I più teneri di cuore potranno interpretarlo come la creazione di un sano ambiente per rimettersi in forma con l’aiuto dei colleghi, ma aggiungere le discriminazioni per il peso corporeo all’ansia da prestazione non è un buon modo per iniziare la giornata.
Nessuno aveva detto che sarebbe stato facile, ma arrivare a dichiarare “Lavorare in Apple è come essere in guerra, di quelle divertenti” ha qualcosa di paranormale. Uno dei dipendenti è stato chiaro. Le ostilità con Microsoft sono sempre accese, ma diventano divertenti perché Apple ha qualche mossa di vantaggio grazie ai suoi prodotti superiori, ma non può permettersi di prendere fiato nemmeno un minuto. Tutto corre alla velocità della luce, ogni dipendente è chiamato a dare come minimo il 100% delle proprie possibilità.
Proseguendo la visita guidata del dietro le quinte di Apple, il reparto Ricerca & Sviluppo potrebbe essere saturo di caffè. I dipendenti dell’innovazione hanno l’obbligo di iniziare le riunioni alle quattro del mattino per coprire tutti i fusi orari del gruppo. La Apple prima di tutto. Tutti i giorni. Tutto il giorno. Domenica e notti comprese: il lavoro non conosce il weekend o il riposo. Se il lavoro chiama, non ci sono figli o famiglia che possano creare distrazioni o esitazioni. Gli unici motivi che potrebbero, eventualmente, concedere una pausa sono la malattia e la morte. Il lavoro da remoto è vietato, a meno che dai piani alti non arrivino mail per report di primaria importanza o presentazioni da rivedere.
Paranoia, tensione, burnout e irriverenza sono solo alcuni stratagemmi per sopravvivere nell’arena. La domanda a questo punto è: che fine fa l’atmosfera collaborativa che tanto si decanta? Se il lavoro è valutato dai membri del gruppo, come è possibile che ci sia un ambiente in cui si è discriminati per l’età, in cui il cestino del computer è tenuto sotto controllo e la punteggiatura dei documenti cambiata per rintracciare le spie? La Apple ha persino iniziato a monitorare le conversazioni tra colleghi: il Fight Club ha fatto il suo debutto a Cupertino.
E con questi dubbi amletici si conclude il tour delle stranezze che rendono l’Impero della Mela Morsicata un po’ più umano.
Nella sede cinese, la cultura aziendale si sta trasformando in una vera e propria religione. Durante le riunioni se il manager chiede “Chi siete voi?”, state pur certi che udirete un coro all’unisono: