Il grafico mostra come l’andamento del modello “Sud-Sud” sia prevalentemente guidato dall’emergente economia asiatica, che, staccando quella americana, propone al suo interno un commercio interregionale che ammonta a circa 3500 miliardi di dollari nel 2012. I dati forniti dalla Hsbc, inoltre, svelano un crescente flusso commerciale tra paesi in via di sviluppo come India e Africa. Un’interazione, questa, capace di crescere quasi del 32% annuo tra il 2005 e il 2011 e che le prospettive, nonostante la crisi, proiettano verso i 90 miliardi di dollari stimati per il 2015. Studi e previsioni di mercato parlano di un aumento di 10 volte dei flussi commerciali tra le aree emergenti del mondo entro i prossimi 40 anni.
Per far sì che questo diventi realtà, i paesi coinvolti dovranno investire pesantemente in infrastrutture, puntando su un’integrazione economica regionale e permettendo al commercio Sud-Sud di invertire le tendenze economiche e di sconfiggere il colonialismo. Insomma, che il mondo sia nel bel mezzo di una capriola o no, questa rivoluzione economica globale potrebbe essere finalmente la grande occasione per quei paesi che per troppo tempo hanno fatto da rimorchio al traino delle grandi potenze economiche mondiali. Ora dovranno dimostrare di essere capaci di cadere in piedi, cominciando ad abbattere le frontiere e i limiti economici che li hanno da sempre contraddistinti e frenati: tariffe, migrazioni, restrizioni e ostilità.