“Fatturare, produrre“: tutti sanno l’importanza di avere un’occupazione, e soprattutto mantenerla. Per questo ogni mattina, nell’impietoso mondo del lavoro, si ripetono come un mantra queste formule. Spesso però, reggere i ritmi massacranti, le ansie e lo stress diventa un problema. E quando mancano le forze per svolgere le proprie attività al meglio, si cerca una scorciatoia veloce e risolutiva: sempre più persone ricorrono infatti a sostanze dopanti per lavorare con più energia, e sentirsi in forma e più sicuri. L’allarme viene dai Paesi iper efficienti come la Germania, ma il fenomeno è in forte ascesa ovunque, e la situazione è destinata a peggiorare notevolmente nei prossimi anni. Il “viagra del lavoro” dovrebbe aiutare a ritrovare la concentrazione, a esercitare la propria professione al di là delle proprie forze. Occorre sottolineare che non stiamo parlando di droghe, ma di medicinali e sostanze facilmente reperibili e accessibili, rilasciati dietro normale prescrizione medica.
Se in principio era la cocaina lo stimolante preferito dei professionisti e finalizzato al superamento dei propri limiti, secondo i vari sondaggi, oggi la sostanza più utilizzata è il Ritalin. Si tratta di uno psicostimolante, utilizzato nei bambini e negli adolescenti, per trattare il comunissimo disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD). Seguono gli antidepressivi, che vengono utilizzati con la speranza di migliorare lo stato emotivo, ma che, se utilizzati in modo ingenuo ed errato, provocano solo dipendenza.
Il consumo di queste sostanze è cresciuto negli ultimi dieci anni del 400%. Le conseguenze della tendenza ad abusare di queste sostanze, giudicate inizialmente innocue, sono terribili: tossicodipendenza ed effetti collaterali quali ipersensibilità ed impotenza, per non parlare del fatto che provocano inesorabilmente l’effetto contrario a quello desiderato nel consumatore. Infatti, l’aumento delle ore di congedo dall’impiego per malattia, parla chiaro: sono moltissimi i lavoratori che si ammalano diventando veri e propri tossicodipendenti.
Ma chi sono i consumatori del viagra del lavoro? Primi su tutti, gli studenti. L’allarme arriva dalla vicina Svizzera, dove uno studente su sette ha dichiarato di aver provato almeno una volta nella vita a migliorare, attraverso medicinali o droghe, le prestazioni scolastiche. Il consumo di queste sostanze è in perenne aumento tra i giovani, non solo in ambito scolastico, ma anche e soprattutto nell’ambiente di lavoro. Gli stage e i periodi di formazione,infatti, mettono a dura prova i nervi di chi, in preda alla prima esperienza lavorativa, ci tiene a dare il massimo per imparare e farsi notare dai superiori. Per quanto riguarda i professionisti, la prima vittima del doping da lavoro è sicuramente il workaholic: l’assuefazione da lavoro è un disturbo difficilissimo sia da individuare che da combattere, per non parlare del fatto che le nuove tecnologie non permettano di staccare la spina provocando insonnia e stress. Manager, accademici, professionisti di vari settori: sono in molti i lavoratori che decidono di affidarsi a un “aiutino”.
Queste sostanze vengono chiamate lifestyle drugs, ovvero quelle droghe che si utilizzano per cambiare il nostro stile di vita. Il mercato di queste sostanze è in forte ascesa. D’altra parte, chi non vorrebbe trovare una soluzione facile, veloce e legale per superare gli ostacoli della vita quotidiana? Paure, limiti, sonno, stress, ansia. Ma come molte storie ci insegnano, la scorciatoia per arrivare a vincere non è mai la soluzione migliore, e con un po’ di tenacia e più informazione sui rischi che derivano da queste sostanze, potremmo scoprire che la forza di volontà è la migliore chiave per il successo.
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