Sanofi, Siemens, ABB, Tetra Pak: hanno qualcosa in comune. Cosa? Lo smart working.
Ebbene sì, queste sono alcune delle società che hanno già accolto, nella propria struttura organizzativa, il lavoro “agile” e “intelligente”, che consente agli impiegati un più largo margine di autonomia nella gestione degli orari di lavoro e dei ritmi di produzione. Non solo. Uno dei grandi vantaggi dello smart working è la possibilità di lavorare a distanza, da casa o da uno spazio di coworking o – più in generale – da un qualunque posto diverso dal solito ufficio.
E’ chiaro, questo non significa certo avere una libertà senza limiti: è sempre necessario garantire un risultato e vi sono delle limitazioni (relative, ad esempio, al lavoro notturno) previste dalla legge. Rispettati questi paletti, ciò che resta è un pacchetto di conseguenze positive per la produzione: pensiamo anzitutto alla responsabilizzazione dei dipendenti i quali, trovandosi a gestire autonomamente orari di lavoro e risultati da raggiungere, sono portati a migliorare le loro performance; migliorando le performance, aumenta la loro produttività; la maggiore flessibilità – è stato osservato – riduce inoltre l’assenteismo (talvolta eccessivamente diffuso tra i lavoratori); infine (e non di secondaria importanza), l’azienda può facilmente ottenere una riduzione dei costi relativi alla gestione degli spazi aziendali (considerando anche il fatto che, per poter lavorare in regime di smart working, bastano un pc o un tablet).
Anche BMW ha adottato una strategia di smart working: l’azienda tedesca si è infatti svincolata dalla valutazione del comportamento dei lavoratori, per concentrarsi sui risultati raggiunti, superando i limiti temporali e spaziali.
Fondamentale nella diffusione di questo nuovo stile di “working” è il ruolo giocato dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano – Mip School of Management, sul cui sito si legge: “Smart Working significa ripensare il lavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario di lavoro lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una loro maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio al lavoro”.
Ciò su cui tutti sembrano concordare è, comunque, la necessità di una rivoluzione culturale che porti a considerare i risultati in termini di efficacia ed efficienza, nonché ad applicare le modifiche e i cambiamenti necessari al miglioramento dell’azienda.